Scienza

Un vaccino antinfluenzale universale? I ricercatori osservano un nuovo prodotto a mRna

Esiste un prodotto a mRna per gli scienziati potrebbe rappresentare un “nuovo passo avanti verso il vaccino antinfluenzale universale“. Avrebbe già prodotto alti livelli di anticorpi nei topi e nei furetti.

A sviluppare e avviare i test per il nuovo prodotto a mRna è stato un gruppo di ricercatori della University of Pennsylvania, negli Stati Uniti. Il lavoro degli autori dello studio (i virologi Alyson Kelvin e Darryl Falzarano) è pubblicato su ‘Science’.

Il prodotto a mRna che “aspira” a diventare vaccino antinfluenzale universale

Gli scienziati lo considerano un “nuovo passo avanti verso il vaccino antinfluenzale universale”. Contiene antigeni di tutti i 20 sottotipi noti di virus influenzali A e B. Con le sue nanoparticelle lipidiche su cui viaggia l’Rna messaggero, questo vaccino, nei test condotti dai ricercatori Claudia Arevalo e colleghi, ha prodotto alti livelli di anticorpi cross-reattivi e di anticorpi specifici per sottotipo nei topi e nei furetti e potrebbe proteggere gli animali dai sintomi della malattia e dalla morte dopo infezione con ceppi di influenza sia antigenicamente corrispondenti sia non corrispondenti.

Gli esperti spiegano il senso di avere vaccini ad ampio raggio d’azione. Anche con una maggiore sorveglianza globale, osservano, è difficile prevedere quale ceppo influenzale causerà la prossima pandemia. Questo vaccino per 20 sottotipi di virus influenzali è importante perché la strategia utilizzata per realizzarlo potrebbe servire come base per i vaccini antinfluenzali universali, di cui si avverte il bisogno per i motivi evidenziati dagli studiosi. L’approccio di Arevalo e colleghi differisce dai precedenti tentativi di creare un vaccino antinfluenzale universale, perché include antigeni specifici per ciascun sottotipo virale, piuttosto che solo un insieme più piccolo di antigeni condivisi tra tutti.

I test “jolly” e i dubbi

Sulla scia del successo avuto dai vaccini a mRna anti-Covid, i ricercatori hanno preparato 20 diversi mRna incapsulati in nanoparticelle, ognuno dei quali codifica per una diversa emoagglutinina, cioè una proteina virale altamente immunogenica che aiuta il virus a entrare nelle cellule. Dopo 4 mesi dalla vaccinazione, nei topi i livelli di anticorpi erano rimasti per lo più stabili, riferiscono gli autori.

Negli animali i vaccini proteici multivalenti prodotti utilizzando metodi più tradizionali hanno suscitato meno anticorpi ed erano meno protettivi rispetto al multivalente a mRna. Così, almeno, hanno osservato gli scienziati.

In un articolo correlato, i virologi Alyson Kelvin e Darryl Falzarano discutono i risultati della ricerca, rilevando che “rimangono interrogativi sulla regolamentazione e sul percorso di approvazione di un tale vaccino che prende di mira virus dal potenziale pandemico ma non attualmente in circolazione nell’uomo”.