Dal 16 dicembre al via la vaccinazione anti Covid dei bambini per la fascia d’età compresa tra 5 e 11 anni. L’Aifa ha dato l’ok all’utilizzo del siero e la Struttura Commissariale del Ministero della Salute ha programmato la distribuzione a dicembre di altre 1,5 milioni di dosi pediatriche di vaccino mRNA -Pfizer.
Le dosi rappresentano una prima tranche che sarà poi integrata a gennaio. Nelle ultime settimane si era aperto il vivace dibattito sul possibile allargamento della fascia d’età per la somministrazione del vaccino anti-Covid. Da un lato i genitori in attesa di avere conferme mediche sulla sicurezza e l’efficacia del siero, dall’altra i pediatri che hanno più volte consigliato e incoraggiato di vaccinare anche i più piccoli.
La presidente della Società Italiana di Pediatria (SIP), Annamaria Staiano, in una recente intervista, aveva esortato: “Andate dai pediatri, parlate con loro e collegatevi ai siti delle società scientifiche pediatriche sui quali potrete avere risposte a tutte le vostre domande.
Nelle ultime settimane abbiamo visto un aumento significativo dei nuovi casi e quindi dell’incidenza –aveva aggiunto Staiano – . Una volta disponibili i vaccini per i bambini dai 5 agli 11 anni utilizziamoli per tutelarli. È vero che hanno manifestazioni Covid lievi, ma non possiamo escludere quelle severe e da inizio pandemia oltre 8mila sono stati ospedalizzati con 250 ricoveri in terapia intensiva e 36 decessi.
La vaccinazione consentirà ai bambini di poter riprendere in sicurezza tutte quelle attività, così importanti per la loro salute e il loro benessere psicologico, sospese durante la pandemia, dalla scuola allo sport, alla vita sociale”, aveva sottolineato – . Il Covid ha causato molti danni indiretti alla popolazione pediatrica, dall’incremento esponenziale dei disturbi psichiatrici e del comportamento alimentare alla cosiddetta ‘covibesity’. I pediatri vogliono partecipare attivamente al processo di immunizzazione e collaborare con le famiglie e le istituzioni per fermare il virus”.
“Da pediatra e da genitore di una bambina di 8 anni, che ha già avuto il Covid lo scorso anno e ha subito l’effetto di diverse quarantene, della DAD poi diventata DID, del distanziamento anzi, dell’isolamento sociale, sono fermamente convinto dell’assoluta necessità di vaccinare la popolazione pediatrica tra i 5 e gli 11 anni”, sottolinea Francesco Andolina, responsabile neonato sano alla Casa di Cura Serena e responsabile pediatria H24 al centro Salus di Palermo – . Nessun vaccino è mai stato più pericoloso della malattia che esso stesso previene e questo vale ancor di più per SARS COV2.
I dati epidemiologici ci dicono che l’età media della popolazione che contrae il virus e sviluppa la malattia si sta gradualmente abbassando. Oggi il virus è diffuso prevalentemente nella popolazione pediatrica, non coperta dal vaccino.
Nonostante il sistema immunitario dei bambini sia perfettamente in grado di fronteggiare gli effetti delle infezioni virali compresi quelli da Sars Cov2, infatti la percentuale di decessi e di ospedalizzazioni in età pediatrica ad oggi si è limitata a bambini con pregresse patologie, non sappiamo quali potranno essere gli effetti che, un virus che muta continuamente e che oggi è “altro” rispetto alla variante iniziale, possa avere sui nostri bambini.
Non sappiamo neanche quali effetti potrà avere, su una popolazione pediatrica da settimane “flagellata“ da tutte le infezioni respiratorie e non, con i bambini debilitati da antinfiammatori e antibiotici, l’arrivo delle nuove varianti di Sars Cov2”.
“Sappiamo inoltre che anche coloro che hanno contratto l’infezione e non hanno sviluppato la malattia, hanno comunque delle sequele più o meno importanti, come la “long covid syndrome” che è presente anche nei bambini. La vaccinazione della fascia di popolazione 5-11 anni, permetterà ai nostri bambini di uscire da un isolamento sociale che sta avendo ripercussioni importanti su una fascia d’età in cui la socializzazione e i rapporti interpersonali sono di fondamentale importanza per la crescita dell’individuo”.
“Una delle maggiori perplessità dei genitori, che ogni giorno mi chiedono come affrontare la vaccinazione dei propri figli, riguarda il fatto che vaccinare la popolazione pediatrica serva solo a proteggere il resto della popolazione fragile che non può essere vaccinata.
Fermo restando che alla base di ogni campagna vaccinale per qualsiasi malattia infettiva, vi è anche la necessità di salvaguardare chi, pur volendo essere vaccinato, non può perché affetto da patologie incompatibili col vaccino stesso. Ciò vale anche il Sars COV2. Mi rendo conto che, non sempre, questa valutazione serva a far riflettere i genitori che, giustamente, hanno a cuore prima la salute dei propri figli. Dobbiamo, però, ricordare che è anche un dovere sociale oltre che un atto di umanità verso chi il vaccino non può farlo. Pensiamo alle migliaia di bambini oncologici, immunodepressi, ai cardiologici e così via.
“Rimane comunque un dato di fatto – conclude Andolina – . Ciò che deve guidare i genitori, deve essere la fiducia nella scienza e in chi, da oltre un anno, sta lavorando per perfezionare vaccini contro il Sars Cov2, efficaci nel garantire la protezione contro la malattia oltre che contro l’infezione, vaccini sicuri dal punto di vista degli effetti collaterali, che saranno gli stessi delle vaccinazioni “obbligatorie“ cui sono sottoposti i bambini dai 2 mesi ai 12 anni (febbre, dolore nella sede di inoculo del vaccino, disturbi gastrointestinali).
Inoltre bisogna ricordare, e questo per molti genitori abituati a consultare ‘Dr Google’ non è scontato, che non si tratta di un vaccino nuovo messo a punto per i bambini, bensì il vaccino Pfizer ad un dosaggio ridotto (un terzo della dose somministrata agli adulti) in due dosi a tre settimane di distanza l’una dall’altra. Quindi, come hanno sottolineato tutte le società scientifiche, con la Società Italiana di Pediatria in testa, il vaccino è sicuro, proteggerà dall’infezione e soprattutto dalla malattia conseguente all’infezione e non darà effetti collaterali diversi da quelli delle comuni vaccinazioni”.
Dario Pasta