Sanità

Variante Delta, picco di casi in Uk, in Italia pochi dati

Dopo essere diventata dominante in Gran Bretagna, la variante Delta fa impennare i contagi nel Paese fino a superare gli 11.000 nell’arco di 24 ore: il picco degli ultimi quattro mesi. Di situazione “estremamente difficile” parla anche la Russia, mentre negli Stati Uniti la variante Delta è responsabile del 10% dei contagi e in Germania del 6%.

In Italia i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) fotografano ancora la circolazione dell’1% del maggio scorso, ma non si fa il sequenziamento e i segnali della variante Delta arrivano dai focolai presenti in diverse Regioni.

Mentre casi e ricoveri continuano a diminuire ci si domanda come questa variante potrebbe far sentire il suo peso. I dati del ministero della Salute indicano che i nuovi casi positivi in 24 ore sono stati 1.325 contro i 1.400 del giorno precedente, rilevati con 200.315 test fra tamponi molecolari e antigenici rapidi (il giorno precedente erano stati 203.173); il tasso di positività che emerge è quindi dello 0,7%, sostanzialmente stabile rispetto allo 0,6% del giorno prima. Diminuiscono i ricoveri nelle terapie intensive: 27 in meno in 24 ore nel saldo quotidiano tra entrate e uscite, per un totale di 444 ricoverati. Gli ingressi giornalieri sono aumentati a 15, contro i 9 del giorno precedente. Nei reparti Covid i ricoverati sono 2.888, 176 in meno in 24 ore. In calo anche i decessi, che in un giorno sono scesi da 52 a 37. Fra le regioni, a registrare l’incremento quotidiano più alto è la Lombardia (232), seguita da Sicilia (228), Lazio (119) e Campania (131).

Accanto ai nuovi casi, rileva la Fondazione Gimbe, in Italia calano però anche i tamponi e si perde il tracciamento: per il presidente Nino Cartabellotta “la progressiva diminuzione dell’attività di testing sottostima il numero dei nuovi casi e documenta la mancata ripresa del tracciamento dei contatti, fondamentale in questa fase della pandemia”.

Ancora la Fondazione rileva come in Italia stia aumentando la diffusione della variante Delta, citando i dati di maggio dell’Iss con differenze a livello regionale che vanno dal 2,5% della Lombardia al 2,9 della Sardegna e al 3,4% del Lazio.

Più recenti i dati frutto dell’analisi delle sequenze genetiche del virus depositate nella banca dati internazionale Gisaid: condotta dal Gruppo di Bioinformatica del centro Ceinge-Biotecnologie avanzate e relativa al periodo 15 maggio-16 giugno, l’analisi indica che le sequenze della variante Delta depositate dall’Italia in un mese sono passate dall’1,8% al 3,4% e che provengono soprattutto dal Trentino-Alto Adige (48,3%), seguito da Puglia (29,3%), Campania (5.2%), Veneto (3.4%) ed Emilia-Romagna, Lombardia e Lazio (ciascuna con l’1.7%). Sebbene abbiano il vantaggio di essere più recenti, questi dati non sono comunque la fotografia della situazione reale. Il fisico Giorgio Parisi propone una stima basata sui dati di un Paese dall’organizzazione confrontabile a quella italiana, la Germania, dove la circolazione della variante Delta arriva quasi a quadruplicarsi in un mese.

Partendo quindi dal dato dell’Iss della circolazione della variante Delta dell’1%, “è ragionevole pensare che stia quadruplicando anche da noi” e che “potremmo aspettarci che in Italia diventi dominante per fine agosto”. Difficile anche stabilire quanto i vaccini proteggano contro questa variante: i dati britannici fanno pensare che i vaccini proteggano dalla malattia, limitando di conseguenza i ricoveri. Ottimista anche l’immunologo Anthony Fauci, direttore dell’Istituto per le malattie infettive degli Stati Uniti (Niaid): “Non sono preoccupato per chi è vaccinato. La buona notizia – ha aggiunto – è che i vaccini che usiamo funzionano bene anche nei confronti della variante Delta. E questa è un’ottima ragione perché tutti si vaccinino”.