Per “contenere e rallentare” la diffusione delle varianti del Covid, “in analogia con le strategie adottate negli altri paesi europei”, è necessaria una “rigorosa osservanza, rafforzamento e incremento delle misure di mitigazione del rischio sia in ambito nazionale che in specifici ambiti locali, evitando ulteriori misure di rilascio”.
E’ l’indicazione che gli esperti del Comitato tecnico scientifico hanno dato venerdì scorso al termine della riunione in cui hanno analizzato gli ultimi dati epidemiologici e preso atto dello studio dell’Istituto superiore di sanità sulla diffusione delle varianti del virus in Italia.
“L’incidenza dell’epidemia – hanno scritto nel verbale al termine della riunione i tecnici e gli scienziati – risulta nuovamente in crescita, con un impatto sostenuto sui sistemi sanitari”.
E l’incremento dell’incidenza dovuta alle varianti “potrebbe prefigurare scenari con un nuovo rapido aumento diffuso nel numero di casi nelle prossime settimane”. Di qui, è la conclusione, la necessità della “rigorosa osservanza, rafforzamento e incremento” delle misure.
Massimo Farinella, membro del Cts Sicilia e primario di malattie infettive dell’ospedale “Cervello” di Palermo: “In Sicilia stiamo andando benino, ma per prevenire guai peggiori, proprio derivanti dalle varianti, è fondamentale maggiore attenzione. Nel caso di focolai però meglio i lockdown locali e non totale“.
“Da agosto dell’anno scorso ad oggi sono stati sequenziati con tecnologia innovativa Ngs, 35 campioni. Di questi, 6 sono risultati variante inglese, con il primo caso che si è rivelato soltanto a gennaio scorso”. Lo dice Stefano Vullo, direttore sanitario dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale della Sicilia, che ha sede a Palermo.
“Queste varianti – aggiunge – si sono riscontrate su campioni prelevati nella Sicilia occidentale e nessuna delle sequenze ad oggi ottenuta appartiene alla variante sudafricana”.