Cronaca

Vendevano auto usate con chilometri scalati: 4 misure cautelari e sequestri nell’Agrigentino

Scalavano i chilometri delle auto che vendevano ad acquirenti inconsapevoli. La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Agrigento nell’ambito dell’operazione “Car’s hacker” ha eseguito un decreto con cui il giudice per le indagini preliminari del tribunale agrigentino – su richiesta della Procura della Repubblica locale – ha disposto domiciliari e obbligo di dimora ai danni dei componenti di un presunto sodalizio criminale dedito all’illecito commercio di vetture di seconda mano con contachilometri manomessi. Una delle macchine, revisionata nel 2019 con 466.129 chilometri, è stata riportata nel 2020 a una percorrenza di 166.222 chilometri.

Le indagini e il modus operandi

Il Nucleo di polizia economico finanziaria di Agrigento ha condotto le investigazioni. Sarebbe così emersa l’alterazione dei contachilometri dei veicoli per determinare una percorrenza inferiore rispetto a quella effettiva. Sono così stati raggirati gli ignari compratori. Dunque è venuta alla luce la manomissione di 102 mezzi. L’obiettivo finale del gruppo era quello far aumentare il prezzo di vendita delle macchine cedute ai clienti. L’azione avrebbe fruttato oltre 700mila euro. La valutazione di mercato quindi era più alta rispetto a quella che avrebbero avuto con i chilometri percorsi effettivamente. L’illecito profitto sarebbe stato poi reinvestito negli autosaloni dedicati alla commercializzazione dei mezzi tramiti plurimi episodi di autoriciclaggio

Le misure cautelari e i sequestri: i nomi

Sono ai domiciliari i fratelli Salvatore e Alfonso Mattina di 48 e 44 anni. Obbligo di dimora per Manila Mattina di 25 anni, nipote dei fermati, e Gioachino Lo Giudice di 42 anni.

Scatta il sequestro di 3 aziende di Canicattì per un valore complessivo di circa 550mila euro comprese le disponibilità finanziarie depositate sui conti correnti societari in forma diretta ed equivalente.

Gli indagati fanno scena muta

Non parlano davanti al gip i coinvolti che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. I difensori – i legali Calogero Meli, Luigi Reale, Annalisa Lentini e Calogero Lo Giudice – hanno optato per la strategia processuale del silenzio.

L’inchiesta arriverà quindi al tribunale del riesame e sarà chiesto l’annullamento del provvedimento restrittivo del giudice Giuseppe Miceli. Si contestano le seguenti accuse: associazione a delinquere, falso e truffa. Inoltre per altri 14 indagati il procuratore Giovanni Di Leo aveva chiesto una misura cautelare che il gip non avrebbe applicato.