Nell’ultima uscita di questa rubrica per l’a.s. 2019/2020 si propongono alcune riflessioni sulla ripartenza a settembre. Su un punto siamo tutti concordi: troveremo una scuola diversa sia nel caso fortunato di riuscire a ritornare di presenza in classe, sia nel malaugurato caso di dover proseguire con la didattica a distanza. Non c’è dubbio che la vera scuola è basata sul contatto umano, la classe è formata da alunni fianco a fianco, dai ritmi quotidiani e dalla dinamica delle relazioni che, invece, sono alterate dai collegamenti a distanza, sia pur fondamentali di fronte all’alternativa del nulla.
È la stessa “scuola a distanza” ad aver cambiato la “scuola di presenza”, a partire dal fatto che gli alunni, da sempre in attesa della prima occasione – sciopero, assenza del prof o altro – pur di saltare le lezioni, addirittura negli ultimi mesi hanno sentito la mancanza degli stessi “odiati” ritmi. Cambiamenti anche per i professori che si sono trovati a giudicare i loro maturandi solo in base ad un colloquio orale, sia pur sfaccettato, e che, pur avendo presentato certificato medico, hanno dovuto partecipare alle Commissioni d’esame collegati a distanza. Dunque l’informatizzazione è decisamente venuta in aiuto al sistema scolastico, che si è velocizzato e semplificato.
Docenti e alunni dovranno continuare a utilizzare il digitale, insieme al cartaceo nel corso del nuovo anno. E saranno così sempre più vicini al mondo del lavoro, colmando quella distanza che ha rappresentato sempre un problema per l’accesso dei giovani. In aiuto alla “nuova scuola” ci sarà l’educazione al corretto uso del digitale, già prevista dalla legge 92/2019 proprio a partire dall’anno scolastico 2020/21, nell’ambito dell’Educazione civica obbligatoria per 33 ore alla settimana, sia nel primo che nel secondo ciclo di istruzione.
In attesa delle Linee guida dal Ministero sulla riapertura a settembre, auguriamoci soprattutto che le risorse finanziarie messe a disposizione siano spese adeguatamente.
Twitter: @LRussoQdS