CATANIA – La spazzatura che spediscono dalla Rap di Palermo alle discariche “Valanghe di inverno” e “Tiritì”, mega impianti dislocati tra i comuni etnei di Misterbianco e Motta Sant’Anastasia, non è a norma e per questo è stata restituita al mittente. Su 600 tonnellate di rifiuti, infatti, circa il 27% è composto da frazione organica a fronte del 15% previsto dalla legge e, tra l’altro, nel mezzo si troverebbero anche sostanze putrescibili e rifiuti non trattati. È quanto dichiarano i legali dalla Oikos, la società che gestisce le strutture, nel corso di una conferenza con i giornalisti convocata ieri per fare chiarezza contro quelle che vengono definite “continue e gravi affermazioni rese nei riguardi della discarica e dei provvedimenti autorizzativi che ne consentono l’esercizio” e che “impongono di denunciare la falsità dei rilievi mossi”.
Il riferimento è, senza timori di smentita, al sindaco di Misterbianco, Nino Di Guardo, che nei giorni scorsi ha chiesto a gran voce l’intervento del presidente della Regione, Nello Musumeci, invitandolo alla revoca del rinnovo dell’autorizzazione recentemente concessa dal Dipartimento regionale Acqua e rifiuti. “Troppi odori nauseabondi”, ha denunciato il primo cittadino, ricevuto lo scorso 11 settembre a Palazzo d’Orleans. “L’incontro con l’assessore ai rifiuti, Alberto Pierobon, e il dirigente Salvo Cocina – ha reso noto a margine l’ufficio stampa del sindaco – è stato proficuo. In ogni caso – ha commentato Di Guardo – noi non ci fermeremo e impugneremo il decreto davanti al Tar per chiederne l’annullamento per innumerevoli illegittimità”.
Accuse, queste, che ora la Oikos smentisce e invita la stampa a verificare. “Ci sono tutti gli strumenti per ridurre qualsiasi tipo di impatto ambientale – spiegano i vertici della società ai giornalisti presenti in sala -, ma sugli odori ci sia consentito dire che non c’è nessuna evidenza scientifica che dimostri che la fonte di produzione sia Valanghe d’Inverno”.
La discarica dista dai centri abitati meno dei tre chilometri che la legge regionale imporrebbe ma che si applica solo per gli impianti realizzati dopo il 2010, quindi non questo. Ha ancora una capienza di un milione di metri cubi (a fronte di 1,5 mln già sotterrati) e riceve solo rifiuti secchi e indifferenziati, già trattati in altri impianti. Ogni giorno riceve circa 400 tonnellate di rifiuti ragusani, mentre per il momento, come spiegato in precedenza, restano fuori le 600 tonnellate palermitane.
Al centro della battaglia portata avanti dalle due amministrazioni confinanti c’è la particella “131”. Un pezzo di terra all’interno della discarica che, secondo i Comuni, è frutto di un procedimento nascosto e segreto attuato da Regione e società. Ma l’azienda replica: “La particella è inserita nei progetti del 2009 che abbiamo provveduto a inviare a tutti gli Enti coinvolti”. Tutto per via della richiesta di approfondimento istruttorio, resa necessaria dopo che il Comune ha sollevato la questione. “La decisione – spiegano i vertici Oikos – viene attuata nell’ambito di una conferenza istruttoria di servizi, per la quale il procedimento compete solo alla Regione”.
Si tratta di un processo che ha preso il via tre anni fa (marzo 2017) e le cui “lungaggini sarebbero da attribuire alle affermazioni, spesso pretestuose, del Comune di Misterbianco, il quale continua a dire che non esisterebbe l’Aia originaria”. La 131 non è un pezzo di terra in cui l’Oikos ha deciso di buttare rifiuti senza alcuna autorizzazione, ma è parte integrante della discarica ed è stato oggetto della supervisione continua di tutti gli enti preposti sin dal 2013”.
L’Oikos ha anche ricordato che “il rinnovo da parte della Regione dell’Autorizzazione integrale ambientale (Aia) è giunto dopo un confronto anche con gli Enti territoriali” che, “direttamente o indirettamente”, sono stati “coinvolti” e “hanno potuto manifestare le loro posizioni formulando i loro rilievi nel più ampio e garantito contraddittorio”.
Altro capitolo riguarda la qualità delle matrici ambientali (Aria, terra e acque di falda). “Al momento – dichiara convinta l’Oikos – è in corso il monitoraggio della qualità dell’aria. I controlli sulle altre matrici ambientali sono stati calendarizzati e vengono effettuati quindicinalmente e altri ancora mensilmente. E su iniziativa della società vengono effettuate, anche al di là di quanto previsto dalla normativa vigente in materia, dei monitoraggi relativi agli esami oftalmometrici. Ad oggi, per tutte le matrici ambientali, non c’è alcuna evidenza che possa conclamare una situazione di impatto ambientale allarmante. Anche laddove la legge preveda i controlli dell’Arpa”.
Un dato è certo: le discariche consumano suolo e hanno continuamente bisogno di essere ampliate, ma ciò non è sempre possibile. Per questo bisogna pensare a valide alternative a basso impatto ambientale. “Siamo favorevoli – afferma Rocco Todero, legale della Oikos – a investire in tutti i processi produttivi che saranno consentiti dal Piano regionale dei rifiuti. Anche se fosse la realizzazione dei termovalorizzatori. “Su questo argomento – prosegue – c’è molta incertezza perché da un lato c’è un decreto del presidente del Consiglio dei ministri che ne prevede l’implementazione, dall’altro si riscontra il veto di alcuni soggetti politici. “Oikos – sostiene Todero – investirà sui processi produttivi che saranno descritti nel piano regionale dei rifiuti. Se la Regione dovesse decidere di attuare un percorso del genere, lo prenderemo in considerazione”.