Gli appassionati di vino e di cinema quel film di quasi 20 anni fa non lo dimenticano. Il pluripremiato ‘Sideways’, storia di due amici in viaggio lungo le colline verdeggianti della californiana Santa Ynez Valley divenne rapidamente un ‘caso’. In quel territorio vocato al Cabernet Sauvignon e al Merlot, allo Chardonnay e al Pinot Noir, la pellicola, prodotta con un budget di appena 16 milioni di dollari, arrivò a generare un indotto di 200 milioni di dollari, nell’arco di appena due anni. Un business che perdura ancora oggi e che non è affatto casuale: circa due mesi prima dell’uscita nelle sale, la Santa Barbara Film Commission si accordò con gli operatori locali, dalle cantine alle spa passando per i country resort sparsi tra le vigne, per stabilire, dietro un contributo di 23mila dollari ciascuno, l’esatta mappa turistica (ben 18 luoghi), che sarebbe stata rappresentata nella pellicola.
“Un coinvolgimento capillare del territorio che marca una regola semplice: il turismo diventa un sistema economicamente dirompente soltanto se viene programmato – dice Benedetto Puglisi, docente di marketing e direttore del Master in Tourism Hospitality del centro di alta formazione BeAcademy -. A maggior ragione se si tratta dell’enoturismo, la voce attualmente più ricca e con maggiori margini di sviluppo tra i tanti ‘turismi’ della Sicilia”. Temi alla ribalta specialmente in primavera, quando gli eventi di settore si moltiplicano. Tra gli ultimi, l’edizione 2023 di Sicilia en Primeur, l’anteprima dei vini regionali dell’ultima vendemmia organizzata ogni anno da Assovini Sicilia, che ha dato modo di acquisire alcuni importanti dati indicativi dall’ultimo rapporto sul turismo enogastronomico, curato da Roberta Garibaldi, vice presidente della commissione turismo dell’Ocse. Secondo la ricerca, in questo settore, la Sicilia è la meta più gradita tra gli italiani (con il 46% dei consensi) e anche quella più desiderata tra quanti non hanno ancora sperimentato un itinerario enogastronomico. Figura invece in quinta posizione, con un consenso del 19%, tra i territori in cui i turisti del vino si sono recati per vivere esperienze a tema.
Altro riscontro incoraggiante è quello emerso da una recente ricerca dell’European Travel Commission sulla tipologia di esperienze che i turisti europei vogliono vivere nei loro prossimi viaggi: al primo posto, con il 17,8%, si colloca la scoperta di paesaggi naturalistici, ma appena dietro, con il 17,3%, ci sono proprio le esperienze enogastronomiche.
“È un dato che va letto con attenzione – dice la ricercatrice -. Significa che il sistema turistico italiano non interagisce più solo con il poco più del 4% di turisti che viaggiano in Europa con la primaria motivazione gastronomica, ma dialoga con tutti coloro che non rinunciano a inserire nel loro viaggio momenti che ruotano sull’abbinamento di cibi e vini. E ciò si deve anche al progressivo avvicinamento dei giovani a questo genere di esperienza”.
Dal rapporto emerge anche la crescente tendenza a programmare una visita in Sicilia con diversivi come le degustazioni al tramonto (il 66%), gli assaggi di piatti gourmet (il 61%) e le cene a lume di candela nei vigneti (il 60%). In crescita sono anche le attività di benessere in vigna, come corsi di yoga e trattamenti SPA, oggi attestati al 47%, nonché i trekking e lo jogging praticati tra i filari (il 36%). Tra le altre opzioni in crescita, le vendemmie notturne e il foraging, la ricerca di vegetali selvatici commestibili in linea con la crescente attenzione verso i cibi naturali.
“Con la wine experience si vogliono trasferire le emozioni dalla vigna al vino fino al consumatore finale, attraverso la storia dei produttori, in una cornice unica, quella del patrimonio paesaggistico-culturale della Sicilia – sottolinea Laurent de la Gatinais, presidente di Assovini -. Difficile oggi trovare nel territorio regionale aziende vitivinicole che non offrano ‘wine experience’. “E sale il numero di quelle che fanno anche ospitalità – precisa Luigi Bonsignore, presidente della Strada del Vino e dei Sapori della Valle dei Templi. Per alcune cantine di Agrigento, provincia super-vocata alla produzione del Nero d’Avola, nel primo quadrimestre di quest’anno il numero delle visite enoturistiche è più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2022”.