Agricoltura

Vini, Sant’Agathae, l’omaggio di Judeka alla Patrona di Catania

Quella di Sant’Agata viene indicata come la terza festa nel mondo della Cristianità per partecipazione. Ma a causa dell’emergenza sanitaria globale, quest’anno i consueti festeggiamenti di febbraio non si svolgeranno.
Pr questo la cantina Judeka di Caltagirone ha deciso di onorare la Santa Patrona dei Catanesi dedicandole la nuova etichetta di Etna Rosso, chiamata, appunto, Sant’Agathae.
L’etichetta, di colore nero, presenta chiari richiami iconografici che rimandano alle luminarie della festa e alla corona della Santa.

Si tratta di un vino rosso ottenuto da un blend di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio coltivati sul versante Nord dell’ Etna, in vigneti che non superano i sessanta quintali per ettaro.

“Sant’Agathae è per me – afferma la produttrice Valentina Nicodemo titolare dell’azienda insieme al fratello Cesare – un dono che nasce dalla mia fede e da una mia promessa mantenuta. Sentivo il desiderio di offrire alla patrona di Catania il mio atto d’amore. Per me Judeka, la mia cantina, è una figlia come, del resto, lo è ogni vino che produco. Ci sono molti vini che i produttori dedicano ai propri cari. Io ho scelto di dedicarlo alla santa come gesto di fede. Questo è un anno particolare e per la prima volta i Catanesi non avranno la pubblica festa ma chiediamo alla patrona di fermare la pandemia, come fermò la violenta eruzione dell’Etna dell’anno 252. Non a caso, infatti, il vino a lei dedicato è un’Etna rosso Doc proprio in ricordo di questo avvenimento. Anche se, quest’anno, la processione non si svolgerà, potremo festeggiare nell’intimità delle nostre case brindando ai tempi migliori con un calice di vino”.

Judeka Winery si trova in Contrada San Mauro, lungo l’antica Strada del Vino, al centro di un’area vinicola molto importante nel contesto siciliano, quella del Cerasuolo di Vittoria, l’unica Docg siciliana.
L’azienda sorge su una collina a 608 metri sul livello del mare e la posizione dei vigneti è strategica. Una gola naturale favorisce, infatti, la ventilazione proveniente dal Mediterraneo.
I venti che giungono anche dai Monti Iblei, inoltre, allontanano i parassiti e gli insetti in modo naturale. I terreni sono formati da un impasto misto di sabbia e argilla da cui derivano, rispettivamente, i profumi e la sapidità dei vini.

L’azienda è una struttura di recente costruzione, con una cantina realizzata con materiali ecosostenibili. Grazie anche all’ausilio di tecniche di agricoltura biologica, i fratelli Nicodemo hanno fatto del rispetto della natura e dei suoi frutti il carattere distintivo dell’azienda, in grado di garantire al consumatore l’assoluta genuinità del prodotto finale.

“Siamo un’azienda giovane – spiega – nata dal nostro sogno, ovvero il desiderio di restare nella nostra terra e cogliere tutto quello che di prezioso la Sicilia ha da offrire. Il vino è una passione che io e mio fratello Cesare coltiviamo fin da bambini, quando i nonni pigiavano le uve all’interno di un garage di Ramacca. Entrambi abbiamo un ricordo vivo della vendemmia, che per noi era un momento di festa, in grado di riunire tutta la famiglia intorno alla difficile arte enologica”.

Così Cesare e Valentina entrambi laureati in Scienze Politiche, decisero nel 2007 di partecipare ad alcuni bandi della Regione Sicilia e di diventare imprenditori agricoli.

“Oggi le vigne – sottolinea Valentina Nicodemo – sono coltivate a spalliera con potatura a guyot, un sistema che garantisce un rinnovo annuale naturale della pianta e la scelta del tralcio fruttifero migliore. In vigna, come in cantina, adottiamo un’agricoltura etica, intelligente e consapevole. Utilizziamo solo zolfo e rame e un sistema di irrigazione che ci permette di non stressare la pianta ed evitare eventuali malattie della vite”.

Dal momento che, negli ultimi tre anni, la superficie vitata di Frappato in Sicilia è cresciuta quasi del quaranta per cento passando da 683 a 964 ettari, l’azienda ha deciso di scommettere proprio su questo vitigno autoctono che nell’aria del sud est dell’isola trova la sua zona d’elezione.

“Il Frappato – conferma – è uno dei vitigni protagonisti della nostra produzione. Abbiamo puntato su quest’uva sia perché è profondamente legata al nostro territorio, alla doc Vittoria, e perché è adatto a un pubblico giovane”.

Si tratta, infatti, di un vitigno versatile che, grazie alla presenza di tannini soffici, non si presta a un invecchiamento importante e regala un vino fragrante, da bere al massimo dopo due anni, se in purezza. 

Ottimo come aperitivo, anche con il sushi, servito freddo d’estate, con la pizza acquista una cifra “smart” che lo rende perfetto per accompagnare in maniera non molto impegnativa una serata conviviale in piacevole compagnia.

Le vigne di Judeka si estendono su 45 ettari totali di cui circa la metà, nelle contrade San Mauro Sotto e San Mauro Sopra, su colline che vanno dai 180 ai 380 metri, destinata alla produzione di uve Frappato.

L’azienda produce in totale quattrocentomila bottiglie, distribuite metà in Italia e metà all’estero, sui mercati di Giappone e America.

In Italia l’attenzione al vitigno è in crescita perché sposa la tendenza di una “beva” meno impegnativa.

In questi giorni sulle pagine social della cantina Judeka (judekawinery) inizierà una campagna social che coinvolgerà ristoratori ed enotecari catanesi e si concluderà con un video per un brindisi virtuale con il nuovo Etna Rosso.
Con l’augurio di tornare a brindare in presenza.

Manuela Zanni