La Malvasia delle Lipari, il vitigno principe delle isole Eolie, raccontato da tredici produttori.
La nona edizione del Malvasia Day si svolgerà sabato 22 giugno a Salina, sulla terrazza di Capofaro Locanda & Malvasia.
Alle 18 la manifestazione prenderà il via con una conversazione sulla Malvasia delle Lipari dal titolo “Acqua, aria, terra, fuoco: composizione del suolo, tecniche agronomiche e cambiamento climatico” con Lucio Brancadoro, agronomo docente dell’Università di Milano. Ci saranno poi Paolo Pennisi, geologo siciliano ed esperto dei vulcani, e Gabriele Cola, agrometeorologo.
Il futuro del vitigno, invece, resta nelle mani delle aziende, custodi dei vigneti di Malvasia nelle isole Eolie, che saranno protagoniste del walk around tasting, alle 19 sulla terrazza di Capofaro: Barone di Villagrande, Tenuta Capofaro, Caravaglio, Castellaro, Colosi, D’Amico, Fenech, Hauner, Lantieri, Gaetano Marchetta, San Bartolo di Danilo Conti, Punta Aria, e Virgona.
Capofaro è una delle cinque tenute vinicole della famiglia Tasca d’Almerita e – come per tutti i progetti di questa realtà di riferimento del vino di Sicilia – anche a Salina il punto di partenza è stato il vigneto.
Al momento dell’acquisizione i sei ettari di Capofaro erano impiantati a Malvasia da circa trent’anni: ne è stata conservata la parte migliore, ripristinando la struttura dell’impianto.
Si è combinato così il potenziale qualitativo di una vigna antica – tutt’oggi la vigna “Anfiteatro” – con l’opportunità di trovare nell’isola le piante di Malvasia più interessanti, per realizzare un nuovo vigneto di uve dalla spiccata aromaticità.
Raccolta precocemente crea vini secchi di buona acidità, con note di erbe aromatiche e floreali, da qui nasce il Didyme, dall’antico nome di Salina.
La Malvasia raccolta a maturazione avanzata e con un leggero appassimento fornisce ottimi vini dolci, come Capofaro.
Dalla primavera di quest’anno, la famiglia Tasca d’Almerita ha ampliato il proprio progetto nelle isole Eolie, prendendosi cura di altri due ettari di vigna a Salina (nella zona alta di Val di Chiesa) e sperimentando il rapporto della varietà con il territorio a Vulcano, in 6,5 ettari di vigna coltivata con passione per anni, in regime biodinamico, da Paola Lantieri.
“Vogliamo valorizzare le singole vigne e le diverse esposizioni pedoclimatiche, ma anche i diversi suoli e la loro interazione con il vitigno – dichiara Alberto Tasca – in un percorso da sempre legato alla sostenibilità e alla cura dei territori maggiormente vocati”.