La Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, nell’ambito delle indagini a carico di un 46enne catanese residente a Belpasso, indagato per il reato di maltrattamenti in famiglia (della ex moglie, in particolare) ha richiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale etneo l’emissione della misura cautelare del divieto di avvicinamento e comunicazione con la persona offesa, con applicazione del “braccialetto elettronico”, eseguita dai carabinieri della stazione di Belpasso.
Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, in uno stato del procedimento nel quale non è ancora intervenuto il contraddittorio con l’indagato, avrebbero fatto luce sui continui comportamenti vessatori posti in essere dall’uomo nei confronti della ex moglie, anche alla presenza dei figli minori della coppia.
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Gli abusi sarebbero cominciati sin dall’inizio del matrimonio, 24 anni fa, quando l’uomo avrebbe tentato di strangolare la moglie mettendole le mani al collo, episodi denunciati dalla donna soltanto lo scorso ottobre quando, stanca dell’ennesimo episodio di violenza fisica e verbale, ha deciso di porre fine a quella vita familiare particolarmente penosa e insostenibile.
In particolare, nei racconti della vittima è emerso come l’ex marito avrebbe, sin dall’inizio della loro relazione, tentato di controllarla in ogni modo, allontanandola da parenti e amici e sottoponendo il suo cellulare a un quotidiano screening, volto a scoprire se la donna si sentisse con altri. La gelosia morbosa dell’uomo, infatti, si sarebbe palesata con continue accuse di tradimenti mai avvenuti, e, sulla base di tali congetture, la vittima sarebbe stata gravemente offesa con parole volgari e picchiata con schiaffi e pugni, anche al volto.
Addirittura, nel 2017, durante una lite scaturita sempre dalla immotivata gelosia, lui le avrebbe dato un calcio al fianco, costringendola a recarsi al Pronto Soccorso.
Nel 2021, invece, un altro episodio di violenza: la donna aveva deciso di recarsi a un colloquio di lavoro ma al rientro a casa sarebbe stata picchiata dal marito perché, a suo dire, avrebbe impiegato troppo tempo a tornare a casa.
Gli episodi di maltrattamenti, sia dal punto di vista fisico che verbale e psicologico, avrebbero avuto cadenza quotidiana, da ultimo, nell’aprile del 2023, il 46enne, dopo una lite innescata sempre per futili motivi, avrebbe colpito ripetutamente la moglie con il cellulare, causandole un sanguinamento al capo.
L’indole dell’uomo si sarebbe manifestata sia quando la donna era incinta, che dopo la nascita dei loro figli, i quali avrebbero spesso assistito alle violenze del padre nei confronti della madre. L’uomo, poi, avrebbe preteso il totale controllo di moglie e figli e, quando questi uscivano, li avrebbe assillati con innumerevoli telefonate, per accertarsi di dove e con chi fossero.
Più di 20 anni di violenze familiari, dunque, quelle che avrebbe patito la vittima assieme ai figli e che, adesso, grazie alla querela da lei sporta e alle successive indagini dei militari dell’Arma, si sono concluse con l’emissione del provvedimento cautelare a carico dell’uomo da parte del gip del Tribunale etneo.