Cronaca

“Tu sei morto”, dalle minacce all’agguato davanti scuola: guai per due giovanissimi

Questa mattina i carabinieri della compagnia di Sant’Agata di Militello hanno eseguito due ordinanze di applicazione di misure cautelari, emesse dai giudici per le indagini preliminari del Tribunale di Patti e del Tribunale per i Minorenni di Messina, nei confronti di un ragazzo da poco maggiorenne e un minorenne, presunti responsabili di minacce, lesioni e tentata estorsione ai danni di un 19enne, tra l’altro loro “amico”.

Ecco quanto emerso dalle indagini dei carabinieri.

Tentata estorsione e minacce all’amico 19enne

I fatti hanno avuto origine nella serata del 24 febbraio scorso, quando i tre giovani, dopo aver trascorso una serata di svago a Gioiosa Marea, facendo rientro a bordo di un’auto di proprietà di un genitore della vittima e condotta da uno degli indagati, non si erano fermati a un posto di controllo dei carabinieri, allontanandosi.

I carabinieri avevano poco dopo rintracciato il mezzo fermo lungo la strada, identificando solo il 19enne, in quanto gli altri due, verosimilmente in possesso di droga, si erano dati alla fuga a piedi facendo perdere le loro tracce.

Quell’episodio, a seguito del quale era stato multato solo il 19enne, è stato utilizzato dagli indagati come pretesto per avanzare nei confronti del loro amico la richiesta di pagamento di 300 euro a titolo di vero e proprio “indennizzo” per l’accaduto, ritenendolo “colpevole” di aver fatto la “spia” e collaborato con le forze dell’ordine. In sostanza, gli indagati ritenevano erroneamente che il loro compagno fosse responsabile del controllo subìto da parte della pattuglia dell’Arma e di aver collaborato con i carabinieri, fornendo indicazioni per la loro identificazione.

Continue violenze e minacce di morte

La tentata estorsione era stata accompagnata, nel corso del tempo, da un crescendo di violenze e minacce. Infatti, dapprima i due indagati avevano rivolto al 19enne una lunga serie di messaggi WhatsApp minatori con espressioni del tipo “Tu sei morto!” e “ti sparo in testa”, poi gli avrebbero teso un vero e proprio agguato davanti all’istituto scolastico da lui frequentato, colpendolo con una violenta testata al viso. Successivamente, si sarebbero presentati all’interno della scuola al fine di ribadire le loro “pretese risarcitorie”, proseguendo nei loro messaggi di minaccia e giungendo, persino, a evocare conoscenze con pregiudicati pericolosi. Per ultimo, avrebbero minacciato anche il padre del giovane, intervenuto in difesa del figlio.

Dopo queste ripetute condotte, la vittima ha deciso di non sottostare alle vessazioni. Il 19enne si è quindi rivolto ai carabinieri, anche per il timore di poter subire altre e più gravi conseguenze. L’indagine svolta dai militari dell’Arma, diretta dalle Procure della Repubblica di Patti e dei Minorenni di Messina, ha messo così fine al protrarsi delle intimidazioni e delle azioni violente da parte dei due. Per effetto delle ordinanze cautelari, l’indagato maggiorenne è stato quindi sottoposto agli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico, mentre il minorenne è stato collocato in una comunità.

Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e per gli indagati vale il principio di non colpevolezza sino alla sentenza definitiva, ai sensi dell’art. 27 della Costituzione.