News - Cronaca

Virgillito e Ferro scrivono alla Rai “No al rapper Junior Cally a Sanremo”

CATANIA – In vista della partecipazione al Festival di Sanremo del rapper “Junior Cally”, conosciuto per i suoi testi sessisti e violenti, il presidente Asa Onlus, Maria Virgillito, e Margherita Ferro, consigliera di parità della Regione siciliana, hanno scritto una lettera per chiedere un repentino intervento volto a sospenderne la partecipazione.

“Cara Mamma Rai, le parole sono importanti – scrivono Virgillito e Ferro – Mamma Rai? Quale mamma canta ai propri figli ninne nanne del genere? Viviamo in un momento storico in cui è massima l’attenzione sul tema della violenza contro le donne. Da Nord a Sud, non solo nella giornata contro la violenza sulle donne, sono molteplici gli appuntamenti, gli eventi e le iniziative volte a sensibilizzare su questa tematica, diffondendo la cultura del rispetto soprattutto nelle nuove generazioni. Educare i più piccoli al rispetto delle coetanee e, in generale, delle donne, è fondamentale per auspicare in una società migliore, più giusta ed egualitaria. Tutto vano, se poi all’evento mediatico più importante ed atteso del nostro Paese, il Festival di Sanremo, si permette di dare spazio e visibilità a individui come Junior Cally, rapper conosciuto per i suoi testi sessisti, misogini e violenti, di cui preferiamo non riportarne le strofe. Non da meno, in molti casi nei testi del sopracitato ‘artista’, vengono riportate azioni perseguibili legalmente”.

“La Rai, in quanto servizio televisivo pubblico, deve in maniera imprescindibile – proseguono – promuovere modelli educativi e non istigare alla violenza e all’odio. Il Palco del Festival deve essere un momento di confronto, di divulgazione e di educazione nel pieno rispetto dei diritti degli individui. Le sottoscritte chiedono agli organizzatori del Festival di Sanremo di fare un passo indietro, vietando categoricamente ad ‘artisti’ di questo calibro di potersi esprimere liberamente. Una libertà che non deve essere concessa in quanto incita alla violenza, al disprezzo e all’abuso sulle donne”. “Siamo pronti a ‘occupare’ – concludono nella lettera – il palco in sostituzione del cosiddetto ‘artista’: non si possono sacrificare sull’altare della libertà di espressione artistica o creativa le conquiste civili e morali. Quali modelli educativi proporre ai nostri figli? Abbiamo il dovere, per non fallire come persone e soprattutto come genitori, di auspicare al meglio per loro e questo, Mamma Rai, non lo è”.