Impresa

Virus tosto, Organizzazione mondiale sanità suo profeta

CATANIA – L’argomento è trito e ritrito. E il popolo italiano – e non solo – in lockdown incollato dinanzi a social, tv e simili diavolerie, sta conseguendo lauree in medicina, specialità in virologia, con maestri di grande valore che non esitano a dire cose l’uno diverse dall’altro per dimostrare la “indipendenza” della scienza che non soggiace ad alcunché: né alla politica né al pensiero di alcuno anche se del mestiere. E’ la democrazia che in campo scientifico v’è sempre stata, magari a volte sfiorando l’anarchia ma sempre, dicono, per il bene dell’umanità. Bene.

Non altrettanto che alcuni “profeti” hanno disseminato panico, patofobia, ansia e depressione per cui dai dati che vanno emergendo alla fine della pandemia si avrà come risultato l’encomio per chi ha salvato (o tentato di salvare) vite umane, ma anche diffusione di varie forme di malessere psichico e l’uccisione della economia con rischio di morte – quasi per fame – di un numero di persona superiore a quanti il killer ha fato fuori, come in tante altre epidemie, grazie alla impreparazione del servizio sanitario da noi detto il “migliore del mondo”.

Sic incipit

Questa umanità globalizzata fin dal 1948 ha delegato attraverso l’Onu ad una sua agenzia, OMS, la tutela e cura della salute nel mondo. Ad essa afferiscono tutte le notizie degli Stati (194) che ne riconoscono sapienza ed autorità ed essa provvede ad avvisare subito le varie nazioni su epidemie – ve ne è logicamente sempre una – talché si possano prevenire o curare appena si appalesano. Perfetto. Il 6 Dicembre scorso viene informata dalla Cina di un caso di infezione di corona virus ma solo dopo due mesi e circa 5 mila morti, dichiara l’emergenza sanitaria internazionale e solo l’11 Marzo che vi è una pandemia dopo che in 112 Paesi vi sono stati decessi a gogò e molte nazioni cercano di arginare come possono l’infezione. Che paragonata ad altre epidemie di virus influenzali, a cui il Covid19 appartiene, ha un fattore in più: contagioso più degli altri e su strati di popolazione a rischio (anziani, o con altre coesistenti patologie) killer quasi certo.

L’azione, gli errori

Si ricorre all’isolamento – sempre fatto in caso di pestilenze – ma non si danno a medici e personale sanitario che per primo andava superprotetto le armi idonee per aiutare un infettato. E, non solo in Italia, si ricorre come ormai ahimè da anni alla ospedalizzazione di chiunque sia infetto talché si riesce, incredibile, ad avere una diffusione della infezione sbalorditiva non essendo stati sul territorio i medici (cosiddetti di base o famiglia) ne informati, né istruiti né protetti ed attrezzati per curare a casa inviando in Ospedale i casi più gravi. Negli ospedali all’inizio “pronto soccorso” superaffollati facilitano la diffusione del virus facendoli andare in tilt, creando un circolo demoniaco di scarica barile logico perché ingestibile. Si è andati in guerra senza munire delle armi idonee chi doveva combattere la guerra: il servizio sanitario che ha fatto miracoli, ma ha mostrato i suoi logici limiti. Terapie intensive somministrate a poveri cristi anziani in cattive condizioni, già andati, che hanno sottratto posti a che ne poteva avere un beneficio, non differenziazione di ingressi a reparti (poi realizzati, ma un po’ tardi) e sopratutto anziché curare con terapie sia pur non specifiche, stare a da mani a sera a disquisire su un vaccino che se tutto va bene lo si avrà tra un anno.

Gli effetti

Nonostante questo baillame non degno di una organizzazione sanitaria (ma è accaduto anche in qualche altro paese) se la diffusione è stata alta (si è arrivati ad avere il fattore di rischio R= 6 cioè uno ne infettava ben sei e logaritmicamente un numero infinito!) la mortalità è stata contenuta perché le fasce che hanno pagato il più alto prezzo sono state quelle tra 70- 80-90: anziani con patologie multiple che hanno avuto quasi l’80% di mortalità, mentre i giovani sono stati risparmiati da questa ecatombe, con mortalità pari ad una qualsiasi infezione virale ad attacco multiplo.

Paragoni con altre pandemie

I numeri. La famosa “spagnola” durò nel mondo tre anni – 1917-20 ed alla fine si contarono – su una popolazione mondiale di 2 miliardi – 500 milioni di infettati e circa 100 milioni di morti, che purtroppo furono giovani tra 20 e 40 anni. In Italia ne morirono ben 600 mila. L’Asiatica nel 1957 vide 1 milione e centomila morti; l’altra pandemia Hong Kong 1968, ebbe in Italia 20 mila morti e l’influenza suina nel 2009 ben 400 mila morti. In tutti questi casi nulla accadde se non la perdita di tante vittime ma non vi fu panico, né segregazione, se non automatica (si stava a casa per evitare di incontrare untori), né grosse crisi economiche e l’umanità che non era come oggi composta da 7 miliardi e 800 milioni circa è potuta arrivare appunto a tanta cifra perché nonostante le perdite seppe autoregolarsi sfruttando senza saperlo l’immunità di gregge, avvantaggiandosi per altre forme influenzali di vaccini che negli anni sono andati sorgendo.

Epifenomeno

Non v’è dubbio che dobbiamo convivere con il virus ancora per anni (sic!) assieme a tanti altri virus che ci affliggono nel momento in cui si potenziano. Ma dire che questa pandemia stia creando l’apocalisse è terrorismo psicologico che sta rovinando la vita di noi oggi ancora viventi buttandoci in una crisi economica pazzesca con Pil che vanno giù e, secondo proiezioni, arrivare fino a -20% con milioni senza lavoro.

In Italia ad oggi circa 230.000 casi pari a 0,4% su 60 milioni di abitanti. Di essi purtroppo circa 32 mila i morti che costituiscono lo 0,05% . Brutto certo: ma non da rovinare i rimanenti 59 milioni e rotti di cristiani. Ai quali si deve chiedere solo di essere prudenti, accorti, utilizzare mezzi di protezione, chiamare il medico a casa se stanno male. E non panicare.

Ed a tempo opportuno farci spiegare dalla OMS perché si è comportata come ha fatto. Poteva fare a meno di ringraziare la Cina dopo che, pare, è proprio da li che il virus sia venuto (uscito incidentalmente dai laboratori). Insomma, chiamare i profeti a render conto alza il morale. Non è peccato.