ROMA – “Nonostante il lieve miglioramento nel primo trimestre di quest’anno, in Italia l’attività economica ristagna, risentendo soprattutto della perdita di vigore del ciclo industriale”. Ad affermarlo il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, a Milano per l’assemblea dell’Abi. “Secondo le nostre indagini – aggiunge – le imprese si attendono un rallentamento della domanda nei prossimi mesi e un’espansione molto modesta degli investimenti nel complesso dell’anno. Nella proiezione centrale riportata nel Bollettino la crescita del PIL è pari allo 0,1 per cento nel 2019 e a poco meno dell’1 nella media del biennio successivo”. E, aggiunge, “su queste stime pesano rischi connessi sia con gli sviluppi internazionali sia con la domanda interna. La fiducia di famiglie e imprese potrebbe risentire di incertezze sulla politica di bilancio, dissipate per l’anno in corso ma ancora vive per il successivo”.
All’Italia serve “un piano organico, chiaro e coerente di misure e riforme orientate a favorire investimenti e crescita delle aziende, soprattutto di quelle innovative, che deve accompagnare una strategia credibile per la riduzione del peso del debito pubblico”, ha poi sottolineato Visco osservando che “i mercati hanno risposto positivamente alle recenti decisioni del Governo italiano e della Commissione europea; è la dimostrazione che è possibile innescare un circolo virtuoso tra politica di bilancio e condizioni finanziarie dal quale può derivare un impulso forte e duraturo all’attività economica”.
Secondo Visco, “per preservare la fiducia di famiglie, imprese e investitori sono necessarie azioni concrete orientate a contrastare con determinazione le debolezze strutturali del nostro Paese, accompagnate da una comunicazione convincente e accorta degli obiettivi, che non si presti a equivoci”.
“Con la decisione della Commissione europea di non raccomandare l’avvio di una procedura per disavanzo eccessivo, a seguito della riduzione dell’indebitamento netto atteso per l’anno in corso, il differenziale di rendimento tra le obbligazioni pubbliche decennali del nostro paese e quelle tedesche è sceso ulteriormente, al di sotto, ieri, dei 200 punti base”, sottolinea il governatore della Banca d’Italia secondo il quale “per consolidare questi risultati e ridurre ulteriormente il costo del debito pubblico l’orientamento prudente della politica di bilancio andrà confermato in un quadro di più lungo periodo”, sottolinea ancora.
“Non ci rassegniamo a una economia italiana che cresce troppo poco, quando cresce, mentre aumenta sempre il debito pubblico. Non ci rassegniamo a uno spread elevato che appesantisce i fattori produttivi italiani”, afferma dal canto suo il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, nella sua relazione all’assemblea 2019, osservando che “il debito pubblico italiano, sempre crescente dalla fine degli anni Sessanta, è la principale palla al piede dello sviluppo e dell’occupazione”.
“Lo spread impoverisce gli italiani”, afferma ancora Patuelli citando Visco, che ha “acutamente osservato che recentemente i più elevati costi di finanziamento sostenuti dalle banche ‘si sono finora trasmessi ai tassi d’interesse sui prestiti in misura minore che in passato, grazie alla maggiore patrimonializzazione degli istituti di credito e a una ricomposizione del loro passivo verso strumenti finanziari meno esposti alle variazioni dei tassi di interesse di mercato’”. Ciò, aggiunge Patuelli, “è avvenuto anche per la fortissima concorrenza fra le banche. Ma non è possibile sempre riuscire a limitare i costosi effetti dello spread”, conclude.