La Sicilia va al voto per le amministrative. Il turno riguarda 128 comuni, tra cui Catania, Siracusa, Trapani e Ragusa. Il vero problema sarà l’affluenza, sempre in calo per la sfiducia dei siciliani nei confronti della politica, isolana o nazionale. Infatti negli ultimi turni hanno premiato sempre di più chi si candida, o dichiara quantomeno, con un profilo civico.
Troppe divisioni in entrambe le coalizioni, troppe ambiguità, poca aderenza a quello che vorrebbero, in termini di proposte e risultati, i cittadini. Schifani sperimenta la sua prima volta da capo di Forza Italia e sono partite scommesse se avrà, con tutto il peso del comando della regione, più successo del suo predecessore Miccichè, che aspetta sul fiume. Si vedrà con attenzione anche i risultati delle liste di FdI, trainate per la prima volta da una loro Premier. E poi ci sono i figliocci della Schlein, in salsa sicula ovviamente. Ovviamente tutti il giorno dopo diranno che hanno vinto l’oro e perso l’altro, comparando pere e mele, ma questo già lo sappiamo.
Le città siciliane hanno bisogno di guide con le idee chiare, soprattutto ora che c’è il PNRR da gestire per la riqualificazione del territorio, non di cacicchi di partito, usati come bandierine che garriscono al vento dell’opportunismo di turno. Per cui i siciliani sono pregati di votare, possibilmente con coscienza, la coerenza se n’è andata da un pezzo. Perché poi non ci si deve lamentare, se si sta a casa, sport preferito dai cittadini dell’isola. Prendiamo esempio dai romagnoli, zitti a spalare per ripartire, perché poi domani o dopodomani si lavora, e chi non lavora non fa l’amore, piacere prediletto da quelle parti. Mentre noi in Sicilia, dal ministro al capocondomino, pensiamo che ‘cumannare è megghiu che futtere’. Ci crediamo furbi e siamo scemi.
Così è se vi pare.