Ha suscitato un’ondata di proteste la delibera del Senato Accademico e del Cda dell’Università di Catania che, nei giorni scorsi, ha stabilito il voto di maturità quale criterio per l’ammissione ai corsi a numero programmato locale. Una decisione che ricalca quella dell’anno scorso, determinata dalla volontà di non organizzare i test d’ingresso in ragione dei rischi legati al Covid.
Studenti ed associazioni hanno immediatamente manifestato il loro dissenso, tramite partecipate iniziative di piazza e incontri istituzionali. Il Rettore Francesco Priolo, interpellato da “La Sicilia”, ha voluto rassicurare gli studenti evidenziando che, quest’anno, solo 17 corsi di studio su 101 prevederanno un numero programmato, che non servirà il 100 alla maturità, che lo scorrimento delle graduatorie potrà offrire nuove opportunità e che il meccanismo dei corsi singoli non sarà intaccato.
Tuttavia la posizione degli studenti non cambia, come spiega Alberto Vazzano, Presidente dell’associazione We Love Unict, Senatore Accademico e membro della Commissione Didattica dell’Ateneo: “Tutte le associazioni universitarie, di concerto, hanno espresso la medesima posizione. Siamo contrari a questo metodo che, se poteva andare bene l’anno scorso dato che il Covid ha preso tutti alla sprovvista, non può essere accettato quest’anno. Riteniamo che l’Ateneo si sarebbe potuto organizzare in tempo per il mese di settembre, garantendo il regolare svolgimento dei test”.
Secondo la componente studentesca, infatti, ci sarebbero le condizioni per svolgere le prove: “I test d’accesso ai corsi di Medicina e Professioni Sanitarie, prosegue Vazzano, si faranno. Certo, si tratta di prove a carattere nazionale, ma se vengono svolte queste credo si possano fare – con le dovute precauzioni – anche quelle a carattere locale per gli altri corsi di laurea che prevedono un numero programmato. Noi avevamo suggerito di prevedere l’esecuzione di un tampone nelle 48 ore precedenti alla prova o di ammettere al test eventuali vaccinati. Il tutto potrebbe avvenire nel rispetto delle normative anti contagio, facendo dei turni e prevedendo un numero massimo di persone in ogni aula”.
Un criterio, quello del voto di maturità, che potrebbe essere ostativo non soltanto per le aspiranti matricole: “Chi si è iscritto quest’anno ai corsi singoli, rischia di rimanere fuori anche per il prossimo. A quanto mi risulta, però, questo rischio potrebbe essere scongiurato da una proposta che dovrà passare al vaglio del Senato Accademico. Ogni anno si liberano dei posti nei corsi di laurea, in virtù di abbandoni, rinunce o passaggi ad altri corsi. Questi posti dovrebbero essere messi a bando per chi ha frequentato i corsi singoli ed ha totalizzato un certo numero di crediti, che sarà stabilito in seguito. A seconda di quanti saranno i posti liberi, quindi, si potrà accedere al secondo anno”. E per quanto riguarda le matricole e le parole del Rettore Priolo, Vazzano commenta: “Le rassicurazioni del rettore? Non siamo d’accordo, perché i corsi a numero programmato sono quelli più gettonati ed è difficile che le rinunce siano tali da garantire un ampio scorrimento della graduatoria”.
Una battaglia che va avanti e che, dopo manifestazioni e flash mob, prosegue sui binari istituzionali: “Il 21 aprile siamo stati ricevuti dalla commissione Cultura, Formazione e Lavoro dell’ARS. Il Rettore però, non era presente, quindi l’incontro è stato rinviato e adesso aspettiamo la nuova data. L’unica cosa che abbiamo potuto fare è stata quella di spiegare la nostra problematica ai membri della commissione”.
Vittorio Sangiorgi