Giustizia

Voto di scambio, assolto in appello Francantonio Genovese

In primo grado, nell’ottobre del 2019 l’ex sindaco di Messina e parlamentare Francantonio Genovese era stato condannato a quattro anni e due mesi di reclusione, mentre al cognato, il deputato regionale Franco Rinaldi, erano stati inflitti tre anni e quattro mesi.

Ieri sera, invece, la Corte d’Appello di Messina li ha assolti entrambi – e con loro e gli ex consiglieri comunali Paolo David, e Giuseppe Capurro – dall’accusa di associazione per delinquere per una presunta compravendita di voti attraverso la mafia riguardante le campagne elettorali per Regionali del 2012, le Politiche del 2013 e le Amministrative per il rinnovo del Consiglio comunale del giugno del 2013.

Per Genovese, Rinaldi, David e Capurro sono stati inoltre dichiarati prescritti tutti i reati elettorali. Assoluzioni e prescrizioni anche per Rocco Richici, Giuseppe Picarella, Baldassarre Giunti, Paola Guerrera, Gaetano Freni, Francesco Zuccarello, Lorenzo Papale, Antonino Lombardo e Pietro Santapaola.

In primo grado, in quel processo, erano state inflitte 39 condanne, in appello sono diventate soltanto 22, con sedici tra assoluzioni e prescrizioni.

Condannati i boss Carmelo Ventura a 13 anni; Antonio Chillè, 1 anno e 6 mesi; Andrea De Francesco, 7 anni; Lorenzo Guarnera, Salvatore Mangano, Adelfio Perticari, Giuseppe Cambria Scimone, Domenico Trentin, Giovanni Ventura e Salvatore Pulio, Fortunato Cirillo a 10 anni; Francesco Comandè, 6 anni a 10 mesi; Gaetano Nostro, 16 anni e 6 mesi; Raimondo Messina, 22 anni; Giovanni Celona, 11 anni e 10 mesi; Francesco Celona, 4 anni e 6 mesi; Francesco Foti, 7 anni; Giuseppe Pernicone, 7 anni e 4 mesi; Luca Siracusano e Francesco Tamburella, 7 anni e 6 mesi. Vincenza Celona, Massimiliano Milo E Rocco Milo a 3 anni e 6 mesi; Gaetano Nostro, 16 anni e sei mesi; Concetta Terranova, 1 anno e 10 mesi.

Il processo era nato nell’inchiesta “Matassa” sulle commistioni tra mafia, politica e criminalità organizzata con al centro tre campagne elettorali.

Secondo l’accusa sarebbero stati comprati dei voti con pacchi di pasta, scatole di riso, biglietti da cinquanta euro, buoni-benzina, assunzioni trimestrali in cliniche private convenzionate con la Regione.