Editoriale

Zelensky e Sansone, Ucraini e i Filistei

Ricordate la leggenda di Sansone, il quale pare sia vissuto nell’undicesimo secolo a.C.? Si dice che fosse un uomo fortissimo, ma perseguitato da quel popolo che erano i Filistei e che quando, trascinato in catene nel tempio filisteo per essere esposto al ludibrio del popolo, reagì con una forza straordinaria che lo fece crollare, urlando (secondo la leggenda): “Muoia Sansone con tutti i Filistei”, cioè i suoi carnefici.

Scusate la metafora, ma mi sembra che l’attore comico e presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, si stia comportando alla stessa maniera, ma con la differenza che qui il popolo non ha parola e non può dire nulla rispetto alla sua decisione.
Che vuole Zelensky? Nessuno lo sa perché nessuno sa chi gli ha messo in testa un comportamento da guerrafondaio che sta devastando il suo Paese.

Fin dall’inizio abbiamo rilevato come questo comportamento non portasse ad una soluzione di interesse degli/delle ucraini/e, ma alla distruzione delle infrastrutture, delle città e soprattutto di quella vita normale cui un popolo ha diritto a prescindere da ogni altra considerazione.
Cosicché, fin dall’inizio (24 febbraio 2022), anziché andare verso una pace possibile, il Nostro è andato verso una guerra impossibile, facendo proclami di vittoria, di respingimento dell’invasore e tante altre manifestazioni che si sono rivelate in questi oltre due anni semplicemente degli slogan.
Per altro, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che è stato probabilmente il promotore di questo comportamento, continua nella sua azione di sostegno di un’idea sbagliata, che fa aumentare il rischio di una guerra totale molto pericolosa.

Nel mondo è in bilico la pace perché se l’Ucraina attaccasse il territorio russo con le armi fornitegli gratuitamente da Stati Uniti, Gran Bretagna ed Europa a questo scopo, si offrirebbe il fianco al dittatore e invasore Putin di reagire colpendo i Paesi della Nato (North Atlantic Treaty Organization), cosa che farebbe senza esitazione.

Ricordiamo che Papa Giovanni XXIII riuscì a risolvere la crisi di Cuba nel 1962, quando il presidente degli Stati Uniti Kennedy e il leader sovietico Krusciov furono intermediati dallo stesso Pontefice per giungere a un compromesso, a seguito del quale le navi russe, recanti i missili sovietici, fecero macchina indietro e il mondo fu salvo.

Non bisogna mai dimenticare il rischio del folle che può schiacciare il primo bottone degli armamenti atomici perché le risposte degli avversari sarebbero immediate e la distruzione del Pianeta quasi una cosa fatta.

Non vi sembri impossibile un’ipotesi di questo genere. Ecco perché il fuoco ucraino, che attualmente è locale, va spento subito e la ricerca di una pace possibile attuata con immediatezza e buona volontà, secondo i continui richiami di Papa Bergoglio.
La guerra ucraino-russa è molto più pericolosa di quella fra Israele e Hamas perché lì è proprio locale, al massimo col coinvolgimento dell’Iran, qui invece c’è in gioco uno scontro frontale fra Russia e Unione Transatlantica.

Il grido di allarme si fa sempre più intenso per evidenziare questo pericolo e sembra strano che Stati Uniti e Unione europea non se ne rendano conto. Eppure i servizi segreti statunitensi e quelli dei singoli Paesi dell’Unione dovrebbero avvertire che il rischio c’è ed è molto elevato.
Sappiamo benissimo che questo nostro grido di allarme è cosa modesta rispetto alla comunicazione internazionale, però, pur nella sua limitatezza, noi abbiamo il dovere di lanciarlo perché resti scritto, per quello che vale.

Per favore, non considerateci putiniani perché sarebbe un’accusa stupida. A noi non interessa che Putin vinca, anzi vorremmo che, se fosse possibile, ritornasse nei confini della madrepatria. Ma sappiamo benissimo che questo non è possibile per concludere questa situazione esplosiva e grave, per cui si deve necessariamente puntare alla sospirata pace, l’irrinunciabile pace.