Editoriale

Zelensky scelga il male minore

Il New York Times ha pubblicato un articolo con un titolo significativo: “L’Ucraina non può vincere”. Si tratta di una banalità perché è ovvio che Zelensky non può pensare di battere l’armata russa. Però non è questo il punto, bensì che Biden debba pensare che l’Ucraina non può vincere, nonostante l’invio di armi leggere – non carri armati o aerei – e il fiume di denaro che intende spedire.

Insomma, qui si tratta di accertare il peso dei gruppi economici statunitensi che producono armi e forniscono petrolio, per mettere una museruola alla loro famelica attività e impedire che si continui in questa inutile guerra che – ricordiamolo con forza – danneggia fortemente i ventisette membri dell’Europa e soprattutto Italia, Grecia e Spagna.

Putin ha attivato questa pessima iniziativa armata – perché non si invade un Paese bombardandolo per nessuna ragione al mondo – contando di occupare rapidamente il territorio che gli interessava, facendo finta di attaccare Kiev e il nord dell’Ucraina.

In effetti al Presidente russo interessa acquisire il territorio meridionale (Donbass e annessi) in modo da conquistare lo specchio antistante e quindi i relativi traffici economici che transitano via mare.
Su questa operazione ha investito miliardi di rubli e ha sacrificato migliaia di soldati. Nonostante ciò, il consenso del popolo russo è sempre alto perché supera l’ottanta per cento.

Ma ora non può fare marcia indietro. Di questo deve essere convinto Biden, a meno che il suo interesse non sia quello delle industrie di armi e petrolifere e cioè di mantenere questo tremendo focolaio sempre acceso nel cuore dell’Europa e alimentato da denaro e da armi.

Insistiamo sul Presidente degli Stati Uniti perché è ormai chiaro all’opinione pubblica mondiale che è egli il dante causa, mentre il comico-attore Zelensky è un semplice esecutore che ha imparato bene la propria parte e che cerca di apparire ciò che non è, cioè un soggetto manovrato da fili tenuti oltre Atlantico.
La situazione è chiara; solo chi pesca nel torbido non la vuole vedere e imbroglia l’opinione pubblica con argomenti falsi e tendenziosi.

L’Università di Yale ha pubblicato uno studio dal quale risulta che molte imprese italiane non hanno abbandonato Mosca e le altre città importanti. Vi è un lungo elenco dal quale si deduce che tali imprese sono ormai radicate nel mercato russo, ricco e in crescita, per cui non ritengono di rinunziare al loro business per una guerra che non aveva ragione di esistere e che deve essere portata a compimento.

Peraltro, la manovra di strangolamento della valuta che voleva adottare l’Ue è fallita perché coloro che acquistano gas russo hanno aperto conti in rubli, oltre che in euro, aderendo così alla richiesta di Putin.
Paradossalmente, la minaccia di diminuire la fornitura di gas ha fatto invece aumentare la fornitura di greggio in modo considerevole, soprattutto verso la raffineria siciliana di Augusta, Lukoil. Ma in genere tutto l’export russo sta aumentando verso molti mercati, Cina in testa, con la conseguenza che le sanzioni economiche mordono sempre di meno.

Dunque, l’Ucraina non può vincere perché non ha i mezzi militari né umani per fronteggiare l’armata russa. Quindi, Zelensky, se fosse una persona responsabile, dovrebbe cercare di mettere sui piatti della bilancia i vari elementi e cercare di chiudere questa guerra, che sta danneggiando fortemente il suo Paese, in tempi brevi, dichiarando la disponibilità a perdere un pezzetto del suo territorio, la parte minore possibile, pur di finirla con le bombe.

Fra l’altro, l’adesione all’Unione europea è una bufala perché, come ha detto il ministro francese per gli Affari europei, ci vorranno almeno quindici/venti anni. Ciò perché, per aderire, un Paese deve avere requisiti economici, sociali e organizzativi tali da essere compatibile con il Trattato della stessa Unione. Se si pensa che Albania, Serbia e altri, che hanno fatto richiesta da moltissimi anni, ancora sono dietro l’uscio, si comprende questa posizione.

A Zelensky, se gli rimane un briciolo di responsabilità verso il suo popolo, non resta che andare al tavolo delle trattative, confermando la neutralità del suo Paese ed essendo disposto a cedere il minore spazio possibile all’armata russa.