Nato a Termini Imerese 63 anni fa, è entrato in Magistratura contabile nel 1991, dopo un’esperienza di cinque anni come funzionario della Ragioneria generale dello Stato. Ha ricoperto vari incarichi all’interno della Corte dei Conti, sia come pubblico ministero sia come giudicante. Ha svolto le funzioni di controllo su grandi enti dello Stato come l’Agenzia del Demanio e, ora, l’Anas. È stato presidente della Corte dei Conti di Trento ed è procuratore generale in Sicilia. Dal 2020 svolge le funzioni di presidente della Ctr Sicilia.
Intervistato dal direttore Carlo Alberto Tregua e dal vice presidente Filippo Anastasi, il presidente delle Commissioni tributarie Sicilia, Pino Zingale, risponde alle domande del QdS.
A che punto sono i contenziosi in Sicilia da tutti i punti di vista?
“L’anno scorso, come Commissione tributaria regionale, abbiamo avuto un risultato unico nella storia, evadendo 13.612 appelli. Siamo stati i primi in Italia ed è stato un evento senza precedenti. I contenziosi, però, restano comunque moltissimi. Ci sono le sedi staccate come Messina, dove, purtroppo, ci sono situazioni di arretrato drammatiche. Per abbattere l’arretrato ho istituito tre sezioni (di stralcio) applicando dei giudici in doppia assegnazione, i quali svolgono sia il loro lavoro sia questo compito. Tuttavia, abbiamo problemi organizzativi, poiché mancano anche i locali e gli impiegati ammnistrativi dedicati a questo lavoro”.
Gli organici non sono sufficienti per svolgere i compiti assegnati?
“Gli organici dei giudici sono assolutamente insufficienti: solo a Palermo un presidente presiede quattro sezioni, quando, fisiologicamente, dovrebbe averne solo una. In pratica, su 18 sezioni attive sono presenti solo dodici presidenti, sui sessanta giudici previsti dal Decreto ministeriale di composizione delle sezioni ne sono presenti solo 41. Perciò, su un organico regionale previsto di novanta giudici, ne sono operativi solo 64, di cui trentuno sono applicati, sia interni che esterni alla Ctr, cioè sono giudici che svolgono altri ruoli e che si occupano anche delle cause tributarie ma in altre Commissioni. Nonostante ciò, molti giudici lavorano alacremente e il personale amministrativo, che non finirò mai di ringraziare per il grande spirito di sacrificio che dimostrano, si applica con grande disponibilità”.
Quante sono le sedi distaccate?
“Abbiamo quattro sedi distaccate nelle città di Messina, Catania, Siracusa e Caltanissetta, composte da varie sezioni. Abbiamo tre sezioni a Messina, sei su Catania, una a Caltanissetta e una a Siracusa. Il primo livello di giudizio viene affrontato dalle Commissioni tributarie provinciali, su cui il presidente della Ctr esercita la vigilanza, mentre la Commissione tributaria regionale costituisce il grado d’appello e la Cassazione il terzo grado”.
Riforma della Giustizia tributaria: a che punto siamo?
“La magistratura tributaria, attualmente, non è un organo di giurisdizione professionale, cioè non esiste una Magistratura tributaria cosiddetta togata. I giudici tributari sono magistrati penali, civili, amministrativi, contabili, militari, più alcuni laici come avvocati, ragionieri ecc…, che svolgono, normalmente, altri compiti. Ora, una delle richieste dell’Unione europea per avere accesso ai fondi del Pnrr è la riforma del processo tributario. Si tratta di una magistratura onoraria, per cui possono svolgere funzione magistrati di altre magistrature e laici. Di recente, è stata costituita una Commissione di giuristi per discutere l’assetto da dare alla magistratura tributaria. La Commissione si è divisa in due correnti di pensiero, dove una propone di continuare con alcune modifiche con l’assetto attuale. L’altra propende per professionalizzare la magistratura tributaria, facendo ricoprire il ruolo a magistrati dedicati a questo lavoro in via esclusiva. Personalmente, propendo per la professionalizzazione della magistratura tributaria, poiché, nel corso del tempo, le sue funzioni e competenze si sono allargate e devono tenere conto di molte fonti, incluse quelle comunitarie. Ciò richiede una competenza e una dedizione esclusiva, senza nulla togliere alla professionalità dei magistrati che, oggi, operano in questo delicato settore e la quantità di lavoro svolto lo dimostra”.
Quali sono le principali criticità con cui dovete confrontarvi?
“Molti giudici sono al limite dell’età per il collocamento a riposo e continuano le cessazioni dalle funzioni non dovute ai pensionamenti, perché non è prevista nessuna forma di previdenza per i giudici tributari. Infatti, molti dei giudici della Commissione tributaria regionale hanno vinto il concorso per l’avanzamento di carriera a vice presidente o presidente di Sezione, anche presso le varie Commissioni provinciali. Si avranno dei vuoti di organico, difficili da colmare a breve. La prospettiva di riforma, poi, non semplifica certo le cose nel breve periodo, se non sarà prevista una transizione idonea”.
Quali prospettive si presentano?
“Presiedo la Commissione tributaria regionale da due anni e sto per giungere a conclusione del mio mandato. Fra qualche giorno, il nuovo presidente Antonio Novara, attuale presidente della Commissione tributaria provinciale di Palermo, assumerà le funzioni. Sono certo, conoscendo le capacità e la preparazione del collega, che proseguirà sulla via del rafforzamento delle strutture della Ctr Sicilia e in questa attività troverà la disponibilità e collaborazione di tutti i colleghi giudici tributari. Personalmente, non mi dispiacerebbe un’esperienza come presidente in Commissione tributaria provinciale, dove non sono mai stato, avendo sempre prestato servizio come presidente di Sezione presso la Commissione regionale prima di divenire presidente. Molto dipende anche dal futuro di questa giurisdizione e dalle forme organizzative che il legislatore deciderà di farle assumere”.
La litigiosità è più un fatto culturale o pesa maggiormente la mole di norme che rendono sempre più ostica l’interpretazione dei casi che vedono contrapposti Fisco e contribuente?
“Cause ce ne sono diverse, ma molte sono strumentali, per cui si impiega, comunque, tempo per esaminarle tutte. Inevitabilmente la celerità ne risente e la quantità di cause resta elevata. Anche su Palermo abbiamo creato una Sezione dedicata allo smaltimento dell’arretrato. In questo momento, stiamo esaminando le cause risalenti al 2018, per cui le controversie vengono esitate in quattro anni circa (che è un record rispetto al passato), a meno che non vi sia un’urgenza, per cui vengono iscritte immediatamente a ruolo. In realtà, però, molto dipende anche dalla legislazione tributaria che prevede procedure farraginose e molto complesse che favoriscono i contenziosi. Oggi le disposizioni di molti provvedimenti normativi vengono purtroppo scritte frettolosamente e senza un adeguato coordinamento. Molto tempo fa, si utilizzavano i testi unici che avevano il vantaggio di unificare tutte le norme in vigore su una determinata materia in un unico testo. Ciò favoriva molto la semplificazione, per cui sarebbe il caso di riutilizzare questa soluzione”.
Quante sono le che cause avete iscritto a ruolo come Commissione regionale?
“In questo momento, abbiamo circa 35.000 appelli pendenti come Commissione tributaria regionale, invece i ricorsi pendenti nelle Commissioni tributarie provinciali ammontano a circa 40.000. Tuttavia, ogni anno mandiamo a Roma un piano di abbattimento dell’arretrato e nel 2021 sono stati definiti più di 13.000 appelli con una media di 800 a sezione, mentre l’obiettivo prefissato nel 2021 era di circa 9.000. Sono state create per questo tre sezioni per l’abbattimento dell’arretrato. La differenza tra gli appelli definiti e quelli pervenuti nello stesso periodo è in positivo per i primi per circa 5.800 appelli. Il bilancio è favorevole da tre anni. Non so, tuttavia, per quanto tempo riusciremo a reggere questo ritmo”.
Di quali tipi di appelli vi occupate?
“Gli appelli riguardano tutti gli uffici che si occupano di tributi, l’Agenzia delle Entrate, la Riscossione, l’Agenzia delle Dogane e Monopoli, gli Enti territoriali e altri”.
Come sono distribuiti numericamente?
“Gli appelli pendenti per l’Agenzia delle Entrate sono i più numerosi e ammontano a circa 22.000, quelli degli Enti territoriali a circa 4.600, quelli relativi ad altri enti a circa 8.400, mentre quelli riguardanti l’Agenzia delle Dogane e Monopoli a circa 400. La qualità dei giudizi è molto variegata, perché si va dagli accertamenti dovute a verifiche della Guardia di Finanza o degli uffici tributari a quelli cosiddetti a tavolino, cioè fondati sui dati già in possesso dell’Amministrazione finanziaria. Questi ultimi sono spesso collegati a risultati economici esposti dai contribuenti che, in qualche caso, non sono congrui rispetto alla generalità della categoria alla quale appartengono. Notevole è anche la mole del contenzioso sui tributi locali nei cui confronti esiste una certa ritrosia al pagamento, sovente associata a una vera e propria incapacità degli enti ad accertare e riscuotere. La complessità della normativa è accentuata in questa materia, prestandosi a interpretazioni divergenti che hanno trovato, poi, ricomposizione solo innanzi alla Corte di Cassazione. Anche i contenziosi in materia di riscossione hanno un notevole peso. Probabilmente, la recente riforma che ha cancellato Riscossione Sicilia Spa porterà frutto, visto il bassissimo livello di capacità di riscossione evidenziato nel tempo”.