Lo ripeteremo fino alla nausea: i tagli ammontano a 3,6 mld €, di cui solo un mld nella sanità, ove la corruzione, la disfunzione, la disorganizzazione e lo spreco di farmaci sono stati senza limite.
Mettere il guinzaglio a direttori generali incapaci, spreconi e spesso conniventi con azioni poco civili non sarà facile, ma questo si potrà fare solo se Crocetta sceglierà i 17 nuovi direttori generali fra persone oneste, capaci e corrette, volti nuovi della sanità.
Con ciò non vogliamo dire, beninteso, che i 17 direttori generali o i commissari siano stati persone scorrette o disoneste, ma certamente i disavanzi delle aziende ospedaliere e provinciali dimostrano una incapacità a ben gestire il servizio sanitario, anche perché è evidente la disfunzione e il disservizio generalizzato che si rilevano negli ospedali e nei presidi.
Crocetta dovrà tagliare tutte le indennità clientelari, a cominciare da consulenti, forestali, formatori, lavoratori socialmente utili, per continuare con i precari dei Comuni, i dipendenti della Resais e altri, perché non ci sono più soldi per pagarli.
Tutti costoro non sono entrati nella pubblica amministrazione per concorso, ai sensi dell’art. 97 della Costituzione e, dunque, non ci possono più restare.
Tutto questo provocherà reazioni di piazza non indifferenti e non molto dissimili da quelle che sono accadute in Grecia. Ma non c’è un’altra strada. I conti della Sicilia vanno rimessi in ordine per poter fare emergere le risorse necessarie a intraprendere la crescita, senza della quale non si creano posti di lavoro produttivi. Bisogna abbandonare quindi la dissennata strada delll’assistenzialismo e degli ammortizzatori sociali, che hanno condotto la Sicilia a diventare una delle ultime regioni d’Italia per i gravi problemi economici e sociali che la appesantiscono.
Supponiamo che vi sarà una sorta di rivolta di una minoranza di siciliani che si sentono colpiti nei loro privilegi. Ma si tratterà di una rivolta inutile, perché se l’Assemblea regionale, su proposta della Giunta di governo, non approverà la legge di stabilità 2013 (e per approvarla servono i tagli prima descritti), entro il termine perentorio del 30 aprile 2013, Giunta e Assemblea saranno mandate a casa dal commissario dello Stato, con la conseguente nomina di tre commissari da parte del Parlamento nazionale (articolo 8 della Statuto).
Lo scenario è chiaro, il percorso anche. Chi non lo capisce, fa il finto stupido. O forse lo è per davvero.