Sicilia come la Grecia, rivolta inutile - QdS

Sicilia come la Grecia, rivolta inutile

Carlo Alberto Tregua

Sicilia come la Grecia, rivolta inutile

venerdì 09 Novembre 2012

Crocetta riallinei i conti della Regione
 

Nel fargli gli auguri per la difficile missione di governare la Sicilia senza un euro, pubblicheremo nei prossimi giorni un promemoria per il Presidente eletto col 15%  degli aventi diritto al voto. E questo rende ancora più difficile il suo percorso perché non ha una legittimazione popolare adeguata a chi deve imporre ai siciliani dei sacrifici.
Perché di sacrifici si tratta. Il tentativo di salvare dal dissesto Palermo, Catania e Messina si infrangerà contro gli scogli di una situazione drammatica, perché tutti e tre i Comuni sono a secco e, per contro, hanno una situazione gravosissima, una spesa corrente e debiti fuori bilancio senza controllo.
Ma poi dovrà occuparsi di casa propria, cioè della Regione. Rimettere in ordine i conti dell’ente sarà ancora più difficile e complicato, perché si dovrà procedere a tagliare tutta la spesa clientelare che i governi Cuffaro e Lombardo hanno accumulato negli scorsi anni.

Lo ripeteremo fino alla nausea: i tagli ammontano a 3,6 mld €, di cui solo un mld nella sanità, ove la corruzione, la disfunzione, la disorganizzazione e lo spreco di farmaci sono stati senza limite.
Mettere il guinzaglio a direttori generali incapaci, spreconi e spesso conniventi con azioni poco civili non sarà facile, ma questo si potrà fare solo se Crocetta sceglierà i 17 nuovi direttori generali fra persone oneste, capaci e corrette, volti nuovi della sanità.
Con ciò non vogliamo dire, beninteso, che i 17 direttori generali o i commissari siano stati persone scorrette o disoneste, ma certamente i disavanzi delle aziende ospedaliere e provinciali dimostrano una incapacità a ben gestire il servizio sanitario, anche perché è evidente la disfunzione e il disservizio generalizzato che si rilevano negli ospedali e nei presidi.
Crocetta dovrà tagliare tutte le indennità clientelari, a cominciare da consulenti, forestali, formatori, lavoratori socialmente utili, per continuare con i precari dei Comuni, i dipendenti della Resais e altri, perché non ci sono più soldi per pagarli.
Tutti costoro non sono entrati nella pubblica amministrazione per concorso, ai sensi dell’art. 97 della Costituzione e, dunque, non ci possono più restare.

 
Crocetta dovrà imporre l’immediata liquidazione, e quindi cancellazione, di tutte le partecipate regionali, con l’eliminazione degli inutili consigli di amministrazione e collegi dei revisori, togliendo quella caterva di dipendenti inseriti per raccomandazione. Società partecipate che hanno avuto il compito di far mangiare questo o quello e di ingrassare i vampiri che hanno aspirato il sangue dei siciliani.
Crocetta avrà anche il compito di imporre ai Comuni la formulazione dei bilanci preventivi entro il 31 dicembre di ogni anno, per l’anno successivo, pena la decadenza di sindaci e Consigli. è assurdo che alla data odierna vi siano decine di Comuni che non hanno ancora approvato il bilancio preventivo del 2012.
Crocetta dovrà imporre anche ai Comuni la liquidazione di tutte le partecipate che sono servite per inserire trombati nei consigli di amministrazione e raccomandati negli organici, gonfiati a dismisura.

Tutto questo provocherà reazioni di piazza non indifferenti e non molto dissimili da quelle che sono accadute in Grecia. Ma non c’è un’altra strada. I conti della Sicilia vanno rimessi in ordine per poter fare emergere le risorse necessarie a intraprendere la crescita, senza della quale non si creano posti di lavoro produttivi. Bisogna abbandonare quindi la dissennata strada delll’assistenzialismo e degli ammortizzatori sociali, che hanno condotto la Sicilia a diventare una delle ultime regioni d’Italia per i gravi problemi economici e sociali che la appesantiscono.
Supponiamo che vi sarà una sorta di rivolta di una minoranza di siciliani che si sentono colpiti nei loro privilegi. Ma si tratterà di una rivolta inutile, perché se l’Assemblea regionale, su proposta della Giunta di governo, non approverà la legge di stabilità 2013 (e per approvarla servono i tagli prima descritti), entro il termine perentorio del 30 aprile 2013, Giunta e Assemblea saranno mandate a casa dal commissario dello Stato, con la conseguente nomina di tre commissari da parte del Parlamento nazionale (articolo 8 della Statuto).
Lo scenario è chiaro, il percorso anche. Chi non lo capisce, fa il finto stupido.  O forse lo  è per davvero.

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