Infatti, non si spiega diversamente come mai sia stato chiamato direttamente il signor X e non il signor Y che è rimasto disoccupato. E non si spiega perché l’amministrazione regionale e quelle comunali, in questi decenni, non abbiano fatto i concorsi pubblici, unica via costituzionale d’accesso, preferendo la chiamata diretta.
Dunque, nessuno ha dubbi che i precari sono dei privilegiati perché raccomandati. Li sfidiamo a scriverci in virtù di quale criterio meritocratico oggi occupano indebitamente un posto pubblico, che dovrebbe essere invece occupato dai vincitori di concorso.
Sono poi del tutto ridicole le cosiddette selezioni fatte per assumere a tempo indeterminato i dipendenti di gruppo A e B: bastava saper fare una fotocopia, con l’enorme difficoltà di copiarne il verso.
L’eccessiva spesa totalmente ingiustificata per pagare i politici (deputati regionali, consiglieri comunali, assessori regionali e comunali, nonché presidente della Regione e Sindaci) ha asfissiato le casse pubbliche. Anziché rimettere in equilibrio i conti, i vertici regionale e comunali hanno proseguito a percorrere la strada dell’inferno, cioè il dissesto prossimo della Regione e di gran parte dei Comuni siciliani.
È ora di smetterla con questi privilegi di dipendenti, pensionati regionali regionali e precari. Le regole etiche di equità fra i cittadini vanno assolutamente rispettate. Chi merita guadagni, mentre i parassiti vadano gettati nello stagno.
Non ci preoccupano le minacce, perché riteniamo che questa linea editoriale, portata avanti da oltre trent’anni, sia al servizio dei siciliani. Vorremmo che essa fosse sposata dall’intera classe dirigente, ma anche dalle altre classi sociali, le quali debbono avere un’unica stella polare: l’interesse generale e non quello delle corporazioni e delle categorie privilegiate.
Codesti signori non possono pensare di asfissiarci per continuare a godere dei privilegi. Noi, i cittadini, non lo tolleriamo più. Infatti, abbiamo protestato non andando a votare in massa, oltre il 53 per cento degli aventi diritto al voto, o protestando chiaramente dando i suffragi ai grilletti. I quali, in Assemblea regionale, non sanno che pesci pigliare.