Strozzati dalle tasse per politici e precari - QdS

Strozzati dalle tasse per politici e precari

Carlo Alberto Tregua

Strozzati dalle tasse per politici e precari

mercoledì 05 Dicembre 2012

L’eterno privilegio dei raccomandati

È scandaloso che un deputato regionale, cioè l’omologo di un consigliere di qualunque altra Regione, ci costi 380 mila euro all’anno. Come dire, che i novanta dell’Ars hanno un costo di 34 milioni, sempre all’anno. Ma tutta l’Assemblea regionale ha un costo abnorme, perché supera i centosessanta milioni, contro i settanta milioni del Consiglio regionale della Lombardia, che non è il più virtuoso.
Per pagare queste spese, la Regione ci strozza con le tasse, portando l’Irap alla massima aliquota (4,82 per cento) e l’addizionale Irpef almassimo (1,73 per cento).
Ma non basta. Vi è la questione dei precari, circa settanta e più mila, nei confronti dei quali, quasi con toni trionfalistici, si sono trovati i soldi per il rinnovo dei contratti nel 2013.
Anche se riceviamo mail di insulti da parte di alcuni di codesta categoria, ribadiamo a chiare lettere che essi sono stati dei privilegiati, in quanto entrati nella Pubblica amministrazione regionale e locale mediante raccomandazione.

Infatti, non si spiega diversamente come mai sia stato chiamato direttamente il signor X e non il signor Y che è rimasto disoccupato. E non si spiega perché l’amministrazione regionale e quelle comunali, in questi decenni, non abbiano fatto i concorsi pubblici, unica via costituzionale d’accesso, preferendo la chiamata diretta.
Dunque, nessuno ha dubbi che i precari sono dei privilegiati perché raccomandati. Li sfidiamo a scriverci in virtù di quale criterio meritocratico oggi occupano indebitamente un posto pubblico, che dovrebbe essere invece occupato dai vincitori di concorso.
Sono poi del tutto ridicole le cosiddette selezioni fatte per assumere a tempo indeterminato i dipendenti di gruppo A e B: bastava saper fare una fotocopia, con l’enorme difficoltà di copiarne il verso.
L’eccessiva spesa totalmente ingiustificata per pagare i politici (deputati regionali, consiglieri comunali, assessori regionali e comunali, nonché presidente della Regione e Sindaci) ha asfissiato le casse pubbliche. Anziché rimettere in equilibrio i conti, i vertici regionale e comunali hanno proseguito a percorrere la strada dell’inferno, cioè il dissesto prossimo della Regione e di gran parte dei Comuni siciliani.

 
I politici scialano le risorse pubbliche; i consiglieri comunali percepiscono una sorta di stipendio; i deputati regionali incassano oltre ventimila euro al mese lordi a vario titolo, più quanto distribuisce il gruppo parlamentare di appartenenza.
Anch’essi sono dei grandi privilegiati. Non hanno la dignità e il rispetto dell’etica che li dovrebbe portare, immediatamente, ad abrogare la L.r. 44/65 che equipara i loro compensi  a quelli del Senato. Una vergogna tutta siciliana, che dura da quasi cinquant’anni.
Nei prossimi giorni, pubblicheremo un promemoria per il presidente dell’Ars, i due vice presidenti, i presidenti dei gruppi politici, segretari e questori: oltre venticinque persone su novanta, che percepiscono indennità supplementari e diversi privilegi (uffici, segretari, auto, autisti, rimborsi spese e via elencando).
Non ne possiamo più di strapagare inutilmente tutta questa gente, che vive in modo parassitario sia sulle spalle di tutti i siciliani che lavorano e si sacrificano, sia su quelle dei circa  duecentocinquantamila disoccupati siciliani che vivono male (a parte falsi disoccupati, cioé evasori).

È ora di smetterla con questi privilegi di dipendenti, pensionati regionali regionali e precari. Le regole etiche di equità fra i cittadini vanno assolutamente rispettate. Chi merita guadagni, mentre i parassiti vadano gettati nello stagno.
Non ci preoccupano le minacce, perché riteniamo che questa linea editoriale, portata avanti da oltre trent’anni, sia al servizio dei siciliani. Vorremmo che essa fosse sposata dall’intera classe dirigente, ma anche dalle altre classi sociali, le quali debbono avere un’unica stella polare: l’interesse generale e non quello delle corporazioni e delle categorie privilegiate.
Codesti signori non possono pensare di asfissiarci per continuare a godere dei privilegi. Noi, i cittadini, non lo tolleriamo più. Infatti, abbiamo protestato non andando a votare in massa, oltre il 53 per cento degli aventi diritto al voto, o protestando chiaramente dando i suffragi ai grilletti. I quali, in Assemblea regionale, non sanno che pesci pigliare.

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