Quasi tutte le Fondazioni bancarie possiedono quote di controllo inferiori al 50,1 per cento, come la Fondazione Cr di Genova e Imperia, che possiede il 49,42 per cento della Carige, o la Fondazione del Banco di Sardegna, che possiede il 48,71 per cento del Banco di Sardegna o la Compagnia San Paolo che detiene il 9,88 per cento della Banca Intesa – San Paolo, e così via. La Fondazione del Monte dei Paschi ha mantenuto il 34,94 per cento del capitale della banca, ma la controlla.
Le fondazioni hanno un pacchetto di azioni inferiore al 50 per cento, ma di fatto detengono il controllo della banca-figlia. Con ciò diventando quasi un’unica cosa, per cui risentono fortemente dell’andamento dell’istituto di credito controllato, anche come socio di maggioranza relativa e la loro attività sociale è distolta dal voler governare l’andamento commerciale della banca controllata.
Una vera e propria distorsione rispetto agli intenti della legge Amato, che voleva invece consentire al mercato di intervenire evitando la concentrazione in capo alle fondazioni medesime.
Ma così non è accaduto, con i risultati che sono ormai sotto gli occhi di tutti.
È evidente che l’attuale Partito democratico non abbia responsabilità dirette nella malagestione della banca, ma sono i suoi esponenti locali che hanno nominato gli amministratori della Fondazione, la quale a sua volta ha nominato la maggioranza dei consiglieri di amministrazione dell’Istituto.
Non sappiamo se questa faccenda possa indurre il prossimo Governo a proporre una modifica della citata legge Amato, in modo da riportare le Fondazioni al loro ruolo sociale, tagliando il filo che bramosamente detengono di voler controllare le banche di cui possiedono le azioni. Di fatto, bisognerebbe tagliare il diritto di voto a tali azioni, in modo da amputare questo rapporto incestuoso.
Le banche devono essere public company, il loro azionariato frazionato presente in Borsa consentirebbe l’utilizzazione delle regole di mercato. Per contro, ci sarebbe il pericolo che un management inadeguato si sostituisse ai poteri dell’assemblea, non avendo questa i numeri per controllarlo. Ma ecco che dovrebbe essere dato alla Banca d’Italia il potere di intervento sulla eventuale distorsione.