L’ignorante, lo dice la stessa parola, non ha consapevolezza di ciò che lo circonda, di quello che fa, di come lo fa, perché non mette a confronto eventi, fatti, non cerca di capirli e di interpretarli. Non usa la logica e la razionalità, ma si muove solo in base all’istinto, a ciò che gli viene di fare, che fa spesso senza rendersene conto.
L’ignorante non è necessariamente stupido, potrebbe essere intelligente. In questo caso avvertirà che davanti a sé ha una parete che lo divide dal mondo della conoscenza e sentirà il bisogno di acquisire informazioni per saperne di più, ogni momento di più.
Peraltro, ognuno di noi nasce ignorante, poi va a scuola e comincia a leggere, qualche volta all’università, fa dei master si avvia al lavoro, e impara. Quanto impara dipende dalla fame di notizie che vuole acquisire e dalla capacità di collegarle.
È nota la differenza fra informazione e conoscenza. L’informazione è un punto, la conoscenza è una rete che mette insieme le informazioni in modo organizzato.
Non è semplice capire l’ignorante che vuole restare tale, però, quando si incontra, bisogna aiutarlo a uscire dal buio.
Ne uccide più l’ignoranza che la spada. È un vecchio detto sempre attuale. Perché l’ignorante può uccidere? Perché non sa di essere ignorante e non vuole uscire dalla nebbia e dal buio dell’ignoranza. Proprio rimanendo in queste condizioni può fare danno anche inconsapevolmente.
L’ignorante può essere in buona fede, ma anche in questo caso può fare danno. Quando è, invece, in malafede è consapevole di fare danno perché non cerca di risolvere i problemi, ovvero cerca soluzioni che favoriscono sé stesso in una sorta di egocentrismo spesso senza limiti.
Ci si accorge subito di avere a che fare con un ignorante quando cerca di propinare il suo supposto sapere anche a dosi massicce. Mentre chi non lo è, resta piuttosto prudente nell’esporre opinioni e nel cercare, o meglio, interloquire con il prossimo.
Non è facile combattere l’ignoranza, eppure chi più sa deve adoperarsi con umiltà perché tutti i membri della propria comunità siano in condizione di capire e di sapere. Solo chi sa può valutare e decidere per il meglio. Solo chi sa capisce cosa è il bene e cosa è il male. Con il proprio libero arbitrio decidere se stare di qua o di là.