In questo ultimo decennio è scattato l’allarme contro l’obesità, mettendo in evidenza i danni che gli eccessi di cibo provocano al sistema cardiovascolare, al fegato, al pancreas, ai reni, all’intestino ed anche al cervello.
L’importante non è mangiare, ma farlo in modo selezionato, avendo consapevolezza che il cibo è necessario e può anche dar piacere, ma non si deve eccedere nel piacere.
Si dice che ne uccide più la gola che la spada. Ed è vero. La gola fa danno anche perché l’alimentazione spesso è sbagliata. Tanta gente la mattina prende solo il caffè anziché mangiare frutta e qualche carboidrato. All’ora di pranzo prende magari un panino dannosissimo al volo e poi la sera si fa l’abbuffata.
Non entriamo nel merito perché non siamo dietologi, ma alcune semplici regolette di comportamento impongono di ribaltare il ciclo: la mattina robusta colazione, a pranzo minestre e proteine (pesce), la sera verdura e frutta.
Chi non dorme la notte per l’alimentazione sbagliata, si dovrebbe convincere a modificarla radicalmente nel senso indicato. Ne avrebbe grandi benefici salutistici.
Tanti maghi, ma anche medici, parlano coi loro pazienti di dieta. A nostro avviso si tratta di un errore psicologico. Perché la dieta è una sorta di costrizione e la persona umana non regge alla costrizione per lungo tempo. è, per opposto, più ovvio parlare di scelta alimentare, cioè assumere il convincimento che ci si debba alimentare in modo qualificato per non danneggiare il corpo, la mente e lo spirito.
Chi si convince che assumere cibo con qualità e in certi orari fa bene non patirà più perché avrà capito che non si è trattato di sacrifici, bensì di una libera volontà.
In questa scelta una buona regola è quella di non mangiare un giorno alla settimana. Non importa quale purché sia il medesimo tutte le settimane. Anche la religione islamica prevede che per un mese si faccia un certo tipo di digiuno. Si tratta del Ramadan. È obbligo, per quei credenti di, non mangiare dall’alba al tramonto.
Il cibo è necessario, qualche volta è piacevole, ma non deve diventare un’ossessione. è un mezzo, non un fine.