Dopo la seconda guerra mondiale, quando i popoli dell’occidente hanno patito la fame più nera, con la rinascita vi è stata l’esplosione dell’alimentazione che, a distanza di parecchi decenni, continua causando il fenomeno dell’obesità che si è diffuso sempre di più.
In giro si vede tanta gente, uomini e donne, sovrappeso, con riflessi negativi per la salute. Si dice che si mangia di più come sfogo per lo stress. Può essere vero, ma è come aggiungere a una cosa negativa (lo stress), un’altra negativa (l’eccesso di cibo). E sappiamo benissimo che due torti non fanno una ragione.
Una volta si diceva che la vita moderna crea stress perché è affannosa, accorcia i tempi, genera avidità nel voler fare di più, indipendentemente dal fare meglio. Il fenomeno continua. Tutto questo accade perché le persone umane non riflettono che sarebbe meglio addestrare la propria mente in modo adeguato, per affrontare tutti gli impegni e le difficoltà che la vita ci pone ogni giorno.
Lasciarsi andare non è un modo per affrontare le difficoltà.

In questo ultimo decennio è scattato l’allarme contro l’obesità, mettendo in evidenza i danni che gli eccessi di cibo provocano al sistema cardiovascolare, al fegato, al pancreas, ai reni, all’intestino ed anche al cervello.
L’importante non è mangiare, ma farlo in modo selezionato, avendo consapevolezza che il cibo è necessario e può anche dar piacere, ma non si deve eccedere nel piacere.
Si dice che ne uccide più la gola che la spada. Ed è vero. La gola fa danno anche perché l’alimentazione spesso è sbagliata. Tanta gente la mattina prende solo il caffè anziché mangiare frutta e qualche carboidrato. All’ora di pranzo prende magari un panino dannosissimo al volo e poi la sera si fa l’abbuffata.
Non entriamo nel merito perché non siamo dietologi, ma alcune semplici regolette di comportamento impongono di ribaltare il ciclo: la mattina robusta colazione, a pranzo minestre e proteine (pesce), la sera verdura e frutta.
Chi non dorme la notte per l’alimentazione sbagliata, si dovrebbe convincere a modificarla radicalmente nel senso indicato. Ne avrebbe grandi benefici salutistici.

 

Umberto Veronesi, il guru dell’anticancro, vicino agli ottantotto anni, è un cultore del digiuno: digiuno ergo sum. Sostiene Veronesi, che si nutre solo di frutta, verdura e acqua, che limitando il cibo si dà più spazio alla mente, la quale non viene intossicata dall’eccesso di alimenti e dagli alimenti dannosi. Dare più spazio alla mente significa migliorare lo spirito soprastante. Quando lo spirito sta bene, vede più lontano ed in modo più ampio.
I nostri tempi hanno inventato il fenomeno opposto all’obesità: l’anoressia , cioè il rifiuto di ingerire cibo. Essa è una patologia che ha radici nella mente e non può essere affrontata dal soggetto che la patisce senza l’aiuto medico.
Di fame, di solito, non si muore, di cibo, si può morire. Gesù ha digiunato quaranta giorni nel deserto. Ad Auschwitz il cibo scarseggiava (eufemismo), ma nessuno è morto di fame. In Africa, c’è scarsezza di cibo ma la denutrizione non è una scelta bensì uno stato di fatto che va combattuto.

Tanti maghi, ma anche medici, parlano coi loro pazienti di dieta. A nostro avviso si tratta di un errore psicologico. Perché la dieta è una sorta di costrizione e la persona umana non regge alla costrizione per lungo tempo. è, per opposto, più ovvio parlare di scelta alimentare, cioè assumere il convincimento che ci si debba alimentare in modo qualificato per non danneggiare il corpo, la mente e lo spirito.
Chi si convince che assumere cibo con qualità e in certi orari fa bene non patirà più perché avrà capito che non si è trattato di sacrifici, bensì di una libera volontà.
In questa scelta una buona regola è quella di non mangiare un giorno alla settimana. Non importa quale purché sia il medesimo tutte le settimane. Anche la religione islamica prevede che per un mese si faccia un certo tipo di digiuno. Si tratta del Ramadan. È obbligo, per quei credenti di, non mangiare dall’alba al tramonto.
Il cibo è necessario, qualche volta è piacevole, ma non deve diventare un’ossessione. è un mezzo, non un fine.