Di fronte a questo scenario, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, continua ad utilizzare le proprie energie per ruotare personale, revocare deleghe ad assessori, nominare nuovi assessori, fare propaganda elettorale per le elezioni nazionali, prepararsi alla campagna elettorale per le prossime Comunali e via elencando.
Non sappiamo se egli non si renda conto della gravità dei problemi che sono sulla testa dei siciliani, oppure se faccia finta di non saperlo occupandosi d’altro. In entrambi i casi la fotografia è chiara.
A distanza di quattro mesi dall’inizio della XVI legislatura, l’unica novità (positiva) è stata l’approvazione della legge per la trasformazione delle Province regionali in Consorzi di Comuni, in ossequio all’art. 15 dello Statuto siciliano, dopo una battaglia ultradecennale che il QdS ha condotto sulla materia. Non vogliamo vantare meriti, ci basta che la legge sia stata approvata col beneplacito del Commissario dello Stato, prefetto Aronica.
Ma i dieci principali macigni che gravano sulla Sicilia, più volte pubblicati, non sono stati affrontati, mentre urge che vengano disposti gruppi di dirigenti regionali in apposite task force per formulare progetti e cronoprogrammi di realizzazione.
Il come fare è stato da noi suggerito decine di volte. Lo stesso dicasi del cosa fare. Quando farlo: immediatamente. Ogni minuto che si perde fa peggiorare la già grave malattia della Sicilia. L’assistenzialismo sociale, che non è assistenza sociale, l’assunzione dei precari, che non è l’assunzione di gente preparata perché non ha fatto i concorsi, il mantenimento di stipendi e prebende diversi, proporzionati alla produzione di servizi e ai risultati conseguiti, il diffuso clientelismo e la sempre maggiore corruzione sono elementi che vanno affrontati con forza e tempestività.
Crocetta deve dare un messaggio di cauto ottimismo per fare passare vasti strati della popolazione dalla disperazione alla fiducia di un futuro migliore dell’attuale. Deve supportare questo messaggio con atti concreti e progetti realizzabili nel medio e breve periodo.
Un impulso immediato va dato alla spesa di tutti i fondi europei inutilizzati e all’apertura dei cantieri per opere pubbliche, messi a binario morto, inopinatamente, da Regione, Comuni ed altri enti.
L’indirizzo è chiaro. Dai prossimi atti e comportamenti del presidente della Regione capiremo se egli ha la volontà di ribaltare la vecchia politica o se è uno dei soliti parolai, non importa di quale settore politico.