Sofferenze bancarie, è record Sicilia al terzo posto: 10,9%

ROMA – Record di sofferenze bancarie nette iscritte nei bilanci delle banche nel 2012 a quota 26 miliardi contro i 16,7 miliardi del precedente esercizio. Lo spiega il Rapporto Abi 2013 sul settore bancario in Italia presentato ieri a Roma, a Palazzo Altieri.
Il Rapporto traccia il bilancio di un anno letteralmente funestato dalla recessione, le cui ripercussioni hanno riguardato tutti i protagonisti, nessuno escluso, della cosiddetta “economia reale”: famiglie, imprese, istituti bancari.
Il quadro generale, per nulla confortante, trova una sua drammatica continuità anche nel primo mese del 2013, registrando a livello regionale pesanti conseguenze soprattutto sul fronte dei prestiti e delle sofferenze bancarie.
Secondo i dati forniti da Abi e Banca d’Italia, a gennaio, infatti, col 15,5% Basilicata e Molise si sono classificate al primo posto tra le regioni italiane con la percentuale più elevata di sofferenze bancarie, seguite dalla Calabria con l’11,3%.
La nostra Isola si classifica terza con il 10,9% a fronte di una media nazionale di sofferenze bancarie pari al 6,4%.
“La crecita delle sofferenze – si legge nel documento – ha interessato le diverse tipologie di crediti deteriorati, e – segnala il Rapporto – è dovuta a “politiche contabili delle banche improntate a crescente prudenza valutativa, in linea con le valutazioni dell’Autorità di vigilanza”.
Le banche italiane continuano ad essere interessate da “forti incertezze circa le prospettive del mercato del lavoro della domanda aggregata e dei livelli di reddito disponibili, fattori che determinano un peggioramento dei piani di consumo e investimento e quindi anche un peggioramento della qualità degli attivi bancari”. In questo contesto le banche scontano gli effetti già negativi della congiuntura economica – si legge ancora nel Rapporto – cui si sommano il carico del nuovo quadro regolamentare europeo e talune norme nazionali che ampliano il divario di competitività rispetto ai principali concorrenti europei”. Per le banche italiane è dunque irrinunciabile “recuperare una redditività – si legge ancora – che ha raggiunto minimi storici mentre affrontano rigide politiche di patrimonializzazione”.
In virtù di una patrimonializzazione in crescita e pienamente in linea alla media europea, le banche italiane, dunque, “confermano la loro solidità, anche se la redditività risulta in caduta poiché risente del peso “della difficile congiuntura recessiva”.
Dall’analisi dei conti economici del campioni dei 39 Gruppi bancari presi in esame, emerge una prosecuzione della scia di peggioramento delle condizioni di redditività di settore. Per quanto riguarda il margine di interesse, alla redditività del 2012 hanno contribuitivo negativamente con un calo del 5% sia il margine di interesse per una riduzione di circa 2,4 miliardi sia le commissioni nette, in calo del 2,2% per circa 550 milioni.