Minori nelle strutture di giustizia. La Sicilia è il bacino più grande

PALERMO – Da poco affrontata la polemica sulla condizione carceraria italiana, l’Istat propone nuovi dati che mettono in luce le caratteristiche della presenza dei minori proprio all’interno delle strutture penali. Un argomento non facile, ben sintetizzato dal lavoro congiunto dell’Istituto di statistica e il Dipartimento per la Giustizia Minorile. Il nostro sistema penale per i minori ha assimilato i principi legislativi internazionali con il D.lgs. del 28 luglio 1989. Preferisce un ricorso minimo alla detenzione per lasciar spazio a percorsi alternativi di recupero, pur sempre a carattere penale. Considera la devianza minorile un momento di disorientamento adolescenziale, non una scelta di vita. All’iniziale presa in carico da parte dell’Ufficio dei Servizi Sociali per i minorenni, prevede l’attuazione dell’iter penale e l’ingresso, secondo quanto disposto dalle autorità giudiziaria, nei Servizi della Giustizia: Centri di prima accoglienza, Comunità e Istituti penali per i minorenni.
Tutta l’Italia è dotata sia di Uffici dei Servizi Sociali per i minori, che di Centri di prima accoglienza. Solo alcune regioni non hanno Istituti di detenzione minorile (Molise, Marche e Umbria) mentre sono scarsissime le Comunità, presenti solo in Calabria, Campania, Basilicata, Emilia Romagna e Liguria. Se si pensa che in 10 anni gli ingressi in Comunità sono aumentati del 57%, da 1.222 a 1.926 minori, sorge spontaneo chiedersi se queste strutture siano oggi sufficienti per ospitare i giovani lì destinati.
Nel 2011 i minori entrati nei Centri di prima accoglienza sono stati 2.343, di cui 1.385 solo italiani. Il 35,2% di questi risiede al Sud, il 24,8% nelle Isole, il 19,7% al Centro e il 15,6% nel Nord-ovest. Considerando i tassi sulla popolazione minorile emerge che il Lazio è la regione con il più alto tasso di minori entrati nei Centri di prima accoglienza (21,7 per 10.000 minori, seguita da Sicilia (14,3 per 10.000), Liguria (13,2 per 10.000), Toscana e Campania (entrambe 11,8 per 10.000 abitanti) e Piemonte (8,6 per 10.000).
Dal 2010 al 2011 l’ingresso nelle Comunità può dirsi triplicato, passato da 315 a 915 minori. Il 25% dei presenti, tra italiani e stranieri, viene dal Nord-ovest, il 23,9% dal Sud, il 20,1% dalle Isole, il 13% dal Nord-est e il 9,9% dal Centro. I soli minori italiani presenti provengono per il 32,5% dal Sud dove, in particolare, la prima regione è la Sicilia (24,1%), seguita dalla Campania (18,5%), dalla Lombardia (17,8%) e dalla Puglia (9,6%).
Nei dieci anni considerati dall’Istat il numero di minorenni e giovani adulti presenti negli Istituti penali minorili è costante: erano 468 nel 2001, diventati 494 nel 2011. Tra i residenti in Italia il 30% arriva dal Sud, il 24,3% dalle Isole, il 15,4% dal Nord-ovest, l’8,1% dal Nord-est e l’8,9% dal Centro. Le regioni principali sono Sicilia (23,5%), Campania (20,9%) e Lombardia (12,9%).
Riguardo la loro redistribuzione tra le varie strutture presenti in Italia, si evidenzia che il 24,3% dei minori è recluso in Sicilia, il 18,8% in Campania, il 10,7% in Lombardia, il 10,3% nel Lazio. Percentuali più basse intorno al 4-5%, sono ospitate in Puglia, Calabria, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte.
Anche i carceri minorili registrano problemi di sovraffollamento. Si supera la capienza negli Istituti di Treviso (183), Catanzaro (153), Torino (124) e Catania (115), mentre le strutture di Bologna e Firenze hanno densità più basse, insieme a Caltanissetta, Acireale e Palermo.