Lavoro ed integrazione, Sicilia agli ultimi posti

ROMA – Ci sono anche (e soprattutto) il lavoro, la tenuta dell’occupazione, la continuità nel permesso di soggiorno per lavoro, il numero di stranieri titolari di impresa o partita Iva nell’elenco dei paramentri presi in considerazione dal Cnel per “misurare” il livello di integrazione degli immigrati in Italia.
In base ai dati del Cnel, il Piemonte è davanti a culle storiche dell’accoglienza come Emilia Romagna, Liguria e Friuli. La Toscana arriva solo ottava, undicesima la Lombardia. Veneto e Lazio sono rispettivamente al tredicesimo e al quattordicesimo posto. Anche la Provincia di Torino va abbastanza bene, se confrontata con le altre grandi aree metropolitane. è al 38/esimo posto sulle 103 province italiane, prima di Bologna (71/esimo). Roma (83/esimo), Milano (86/esimo), Napoli (90/esimo).
“Il Piemonte è la prima regione dal punto di vista dell’integrazione degli immigrati, la Puglia è tra gli ultimi posti della classifica. E’ proprio vero che quando certa sinistra parla di immigrazione e integrazione, siamo alla demagogia pura”. Così il Presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, ha commentato i dati sull’integrazione nelle regioni forniti dal Cnel.
In coda, come sempre, il Sud: la nostra Isola, ad esempio, si piazza negli ultimi cinque posti insieme con Molise, Basilicata, Puglia e Calabria.
Tra gli indici utilizzati per stilare questa speciale classifica di civiltà, oltre a quelli “occupazionali”, troviamo l’accesso al mercato immobiliare, il tasso di istruzione liceale, la stabilità del soggiorno, la naturalizzazione, la competenza linguistica e il radicamento famigliare.