Gas libico verso Gela, ancora problemi per Greenstream

GELA (CL) – L’instabilità dei nostri vicini mediterranei si riflette negli equilibri energetici del Paese. La cosiddetta primavera araba, che ha contribuito a cancellare diversi regimi dell’area, ha contribuito anche a destabilizzare diverse realtà strategiche per i rifornimenti nazionali.
 
Tra queste c’è certamente la Libia da cui parte il gasdotto Greenstream dell’Eni che tramite la Sicilia attraversa l’intera Italia e che è stato oggetto di un attacco che potrebbe bloccarne le esportazioni, sebbene secondo i dati pubblicati sul sito di Snam Rete Gas, le stime dei volumi di metano attesi al termine della giornata odierna (le 6 di oggi) dalla Libia fossero pari a 12,7 milioni di metri cubi, esattamente quanto programmato. In sostanza, quindi, i flussi ieri sembravano regolari. Non ci sono problemi di approvvigionamento, ma non è la prima volta che accade un fenomeno del genere e dall’Africa l’Italia riceve una fetta importante del gas importato.
Il terminal di Mellitah, da cui muove il gasdotto Greenstream, sta spingendo Eni a chiudere le esportazioni verso l’Italia. Lo rivelato ieri mattina Paolo Scaroni, ad dell’Eni, durante un’intervista su Radio 1. Secondo lo stesso Scaroni non ci sarebbero “problemi di approvvigionamento” perché di idrocarburi ce ne sono molti “da tante parti del mondo” e tutta l’Italia sta godendo inoltre di clima “particolarmente benevolo”.
La situazione, inoltre, sarebbe ampiamente sotto controllo e le proteste dovrebbe avere vita breve, quindi, al momento, pare esclusa la possibilità di lunghi stop. A protestare sono i rappresentanti dell’etnia amazigh che hanno organizzato sit-in e manifestazioni davanti all’impianto di Mellitah per vedere riconosciuti dallo Stato libico i diritti di lingua e culturali, già attestati nella vecchia costituzione.
Il terminal del gas è gestito da una società mista che comprende l’Eni e la Libia e fornisce all’Italia 17 milioni di metri cubi di gas al giorno attraverso il Greenstream, il più lungo gasdotto sottomarino mai realizzato nel Mediterraneo.
Il colosso italiano dell’energia è operatore al 50% col partner National Oil Corporation (Noc), la società petrolifera di stato libica, per lo sviluppo del giacimento Bahr Essalam, a 110 chilometri dalla costa libica, e il Wafa, situato nel deserto libico vicino al confine con l’Algeria. Il progetto Greenstream (Libyan Gas Transmission System – LGTS) fa parte del Western Libyan Gas Project e include la Stazione di Compressione di Mellitah, sulla costa libica, il gasdotto sottomarino e il Terminale di Ricevimento a Gela, in Sicilia. Il caso libico, tuttavia, non è un’eccezione. Lo stesso Scaroni, intervenendo a L’economia prima di tutto, ha spiegato che anche in Nigeria la situazione dell’ordine pubblico sta attraversando momenti difficili.
L’instabilità politica della zona si è già manifestata in altre occasioni con riflessi immediati nei flussi di gas verso l’Isola.
Nel marzo scorso gli scontri fra milizie locali nell’area dell’impianto di Mellitah avevano fatto temere pericolose conseguenze per l’impianto con parziale chiusura. Un evento che era stato il seguito di un altro episodio: nel 2011 la guerra civile aveva bloccato la funzionalità dell’impianto per otto mesi.
 
Secondo l’ultimo report Energia della Regione l’Isola in mezzo al Mediterraneo è un punto essenziale per gli equilibri energetici nazionali perché “il gas naturale arriva in Sicilia dall’Algeria e dalla Libia, per proseguire il suo percorso sulla rete nazionale. Nel 2011 il gas importato in Italia dalla Libia e dall’Algeria è stato rispettivamente circa il 3,3 % ed il 30,3 % del totale nazionale importato, per complessivi 23.648 milioni di Smc”.