Servizi essenziali, un disastro nei Comuni del Mezzogiorno

PALERMO – I sindaci si mettono le mani ai capelli, disperandosi per la mancanza di risorse e per il taglio dei trasferimenti dallo Stato, ma c’è chi riesce comunque a garantire i servizi minimi e chi invece piange e basta. Purtroppo, la dicotomia Nord-Sud nella gestione della finanza dei Comuni emerge con forza nel rapporto Svimez di dicembre: 14 dei servizi base comunali analizzati sono vicini a una spesa standard nel Settentrione, nemmeno alla metà di quanto auspicabile al Mezzogiorno.
L’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno ha analizzato i bilanci consuntivi del 2011 di sei grandi Comuni: Torino, Milano, Roma, Bari, Napoli e Palermo hanno fatto da “cavie” per capire quali sono i livelli di spesa per acqua pubblica, asili nido, illuminazione. Nessuna sorpresa, purtroppo, perché i capoluoghi di Puglia, Campania e Sicilia denotano, si legge nel rapporto, “un’enorme e inaccettabile sottodotazione di servizi comunali rispetto ai Lep, livelli essenziali delle prestazioni, che lo Stato, in base alla Costituzione, ha l’impegno di garantire su tutto il territorio nazionale”.
I servizi comunali includono assistenza pubblica, servizi cimiteriali, smaltimento dei rifiuti, illuminazione pubblica, acqua, scuola materna, istruzione elementare e media, assistenza scolastica, asili nido e servizi per l’infanzia, trasporti pubblici locali, protezione civile, assistenza agli anziani, servizi anagrafici. Per analizzarli, “Lep” diventa quindi una parola chiave. E questi livelli a Palermo sono minimi: La media dei quattordici valori, in una scala da 0 a 1, consegna una capoluogo regionale che arriva appena a 0,4, contro lo 0,94 di Roma, lo 0,9 di Milano e lo 0,58 di Napoli.
Il calcolo è basato sul rapporto tra la spesa effettiva nel 2011 e il livello medio di spesa risultante dagli Enti che erogano il servizio al più alto livello (da cui si desume il fabbisogno). Se il valore che se ne ricava è uguale o superiore a 1 significa che è garantita la piena copertura finanziaria del servizio. Palermo, quindi, è ben lontana dalla soddisfazione del fabbisogno.
Rispetto ai Lep, Palermo è indietro in tutti i valori. La spesa effettuata nel bilancio 2011 si avvicina al massimo della scala solo per il servizio idrico (0,86), la protezione civile (0,77) e lo smaltimento dei rifiuti (0,71, malgrado tutte le emergenze che colpiscono periodicamente la città della Conca d’Oro). È invece agli antipodi della classifica per le spese per l’istruzione media (0, unico caso tra le sei città censite), le strutture per gli anziani (0,05) e la scuola materna (0,12).
Il confronto con le altre città, anche del Sud Italia, è impari. Napoli ha già due valori che superano il fabbisogno (1,11 per la protezione civile e 2,07 per il servizio idrico, denotando in quest’ultimo campo anche possibili sprechi). Bari è in una condizione molto simile a Palermo, superando la media siciliana solo di 0,07 punti: è vicino al raggiungimento della spesa per coprire il fabbisogno nell’anagrafe, nell’istruzione media e nello smaltimento dei rifiuti.
Poco da dire sui servizi forniti dai tre Comuni del Centro-Nord analizzati dalla Svimez: per scuola materna e assistenza scolastica, Torino e Milano superano il fabbisogno del 10 per cento; per gli asili nido Milano e Roma gravitano attorno al valore ideale “1”, mentre per i cimiteri Milano spende 0,18 punti in più del fabbisogno.