Servizi essenziali, un disastro nei Comuni del Mezzogiorno - QdS

Servizi essenziali, un disastro nei Comuni del Mezzogiorno

Roberto Quartarone

Servizi essenziali, un disastro nei Comuni del Mezzogiorno

martedì 31 Dicembre 2013

Assistenza pubblica, smaltimento dei rifiuti, illuminazione, asili nido, trasporti: al Sud cittadini di serie B. Svimez: Palermo compie un investimento pari a zero sull’istruzione media

PALERMO – I sindaci si mettono le mani ai capelli, disperandosi per la mancanza di risorse e per il taglio dei trasferimenti dallo Stato, ma c’è chi riesce comunque a garantire i servizi minimi e chi invece piange e basta. Purtroppo, la dicotomia Nord-Sud nella gestione della finanza dei Comuni emerge con forza nel rapporto Svimez di dicembre: 14 dei servizi base comunali analizzati sono vicini a una spesa standard nel Settentrione, nemmeno alla metà di quanto auspicabile al Mezzogiorno.
L’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno ha analizzato i bilanci consuntivi del 2011 di sei grandi Comuni: Torino, Milano, Roma, Bari, Napoli e Palermo hanno fatto da “cavie” per capire quali sono i livelli di spesa per acqua pubblica, asili nido, illuminazione. Nessuna sorpresa, purtroppo, perché i capoluoghi di Puglia, Campania e Sicilia denotano, si legge nel rapporto, “un’enorme e inaccettabile sottodotazione di servizi comunali rispetto ai Lep, livelli essenziali delle prestazioni, che lo Stato, in base alla Costituzione, ha l’impegno di garantire su tutto il territorio nazionale”.
I servizi comunali includono assistenza pubblica, servizi cimiteriali, smaltimento dei rifiuti, illuminazione pubblica, acqua, scuola materna, istruzione elementare e media, assistenza scolastica, asili nido e servizi per l’infanzia, trasporti pubblici locali, protezione civile, assistenza agli anziani, servizi anagrafici. Per analizzarli, “Lep” diventa quindi una parola chiave. E questi livelli a Palermo sono minimi: La media dei quattordici valori, in una scala da 0 a 1, consegna una capoluogo regionale che arriva appena a 0,4, contro lo 0,94 di Roma, lo 0,9 di Milano e lo 0,58 di Napoli.
Il calcolo è basato sul rapporto tra la spesa effettiva nel 2011 e il livello medio di spesa risultante dagli Enti che erogano il servizio al più alto livello (da cui si desume il fabbisogno). Se il valore che se ne ricava è uguale o superiore a 1 significa che è garantita la piena copertura finanziaria del servizio. Palermo, quindi, è ben lontana dalla soddisfazione del fabbisogno.
Rispetto ai Lep, Palermo è indietro in tutti i valori. La spesa effettuata nel bilancio 2011 si avvicina al massimo della scala solo per il servizio idrico (0,86), la protezione civile (0,77) e lo smaltimento dei rifiuti (0,71, malgrado tutte le emergenze che colpiscono periodicamente la città della Conca d’Oro). È invece agli antipodi della classifica per le spese per l’istruzione media (0, unico caso tra le sei città censite), le strutture per gli anziani (0,05) e la scuola materna (0,12).
Il confronto con le altre città, anche del Sud Italia, è impari. Napoli ha già due valori che superano il fabbisogno (1,11 per la protezione civile e 2,07 per il servizio idrico, denotando in quest’ultimo campo anche possibili sprechi). Bari è in una condizione molto simile a Palermo, superando la media siciliana solo di 0,07 punti: è vicino al raggiungimento della spesa per coprire il fabbisogno nell’anagrafe, nell’istruzione media e nello smaltimento dei rifiuti.
Poco da dire sui servizi forniti dai tre Comuni del Centro-Nord analizzati dalla Svimez: per scuola materna e assistenza scolastica, Torino e Milano superano il fabbisogno del 10 per cento; per gli asili nido Milano e Roma gravitano attorno al valore ideale “1”, mentre per i cimiteri Milano spende 0,18 punti in più del fabbisogno.

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