E’ su questi punti che deve basarsi il piano di risanamento 2014-2016 del Teatro Massimo? Come procede?
“Questi due e l’abbattimento delle barriere che separano il Teatro alla Comunità a cui esso appartiene. Abbiamo cominciato a ricostruire da dove si erano perse alcune cose e adesso ci siamo riposizionati”.
Cosa intende per abbattimento delle barriere?
“Sono convinto che il sostegno pubblico ai teatri non è giustificato se essi non raggiungono tutta la comunità, ma parlano solo a piccoli gruppi di persone. Il Teatro è di tutti, e deve parlare a tanti, mai a una élite. Nel tempo la lirica ha innalzato molte barriere, sia fisiche che ideologiche. Abbassare le barriere tra Teatro e comunità significa aprirlo, il che vuol dire mettere in atto operazioni simboliche apparentemente piccole, ma forti. Coerentemente con tale indirizzo, la prima cosa che ho fatto quando sono arrivato alla gestione del Teatro Massimo è stato intanto aprire i cancelli, il che, nella percezione della comunità, ha dato ottimi risultati, soprattutto se in più ottimizzi l’isola pedonale che lo circonda e aggiungi servizi come il caffè. In un anno le visite guidate sono aumentate del 70%”.
Perché la gente non va a Teatro?
“In 10 anni il Teatro Massimo è passato dal vanto di 8000 abbonati a 3800. Molti lamentano che il prezzo dei biglietti vada abbassato, ma non basta. Tra le altre barriere rilevo, ad esempio, l’idea comune che occorra un particolare abbigliamento. Ma io sostengo che ciò non sia rilevante, lo è, invece, avere un atteggiamento rispettoso del luogo. Fondamentale nella scelta del cartellone deve essere la regia. Il teatro è nato popolare, ma con il tempo ha smesso di esserlo perchè non ha raccontato più storie. Quelle che emozionano il pubblico, che sono sempre attuali e mai lontane da noi. Un grande regista non è, infatti, colui che stravolge l’opera, ma colui che racconta con il linguaggio di oggi quella storia”.
Oltre alla scelta accurata del nuovo cartellone, quali operazioni intendete fare per arrivare a un pubblico più vasto?
“Nel corso della stagione, nelle domeniche mattina, inviteremo grandi personalità a Palermo per raccontare le storie dell’opera in maniera seminariale al costo di biglietto simbolico per gli spettatori”.
La cosiddetta legge dell’ “art bonus” ha dato respiro alle finanze del Teatro Massimo?
“Il teatro siciliano coinvolge ancora con grande difficoltà il mondo imprenditoriale, attualmente rispondono bene i privati della frangia istituzionale e, quasi come un azionariato diffuso, i singoli cittadini. A settembre lanceremo una nuova campagna e speriamo di ottenere più consenso soprattutto grazie alle azioni internazionali che il teatro fa".