Vediamone gli aspetti più significativi. Nel 2015 il Pil nominale ha toccato i 1.636,4 mld, con una crescita dello 0,8%. Nel triennio 2016/18 è prevista una crescita dell’1,2% all’anno, ma non sappiamo se questo obiettivo possa essere raggiunto, perché ancora la burocrazia italiana è una sorta di cappio all’economia, alle imprese e ai cittadini che non consente di farli respirare regolarmente, perché frena ogni attività anziché aiutarli.
Vi è poi l’altro macigno che grava sull’economia italiana: i 2.214 miliardi di debito pubblico, dato aggiornato a febbraio 2016. Il debito è comunque in crescita anche se in rapporto al Pil si può stabilizzare ma non diminuire, anzi aumentare, perché il Governo ha intenzione per il prossimo triennio di non raggiungere il pareggio di bilancio ma di utilizzare la flessibilità europea per indebitarsi ulteriormente. Infatti il pareggio di bilancio è stato rinviato al 2019 quando, forse per un miracolo, il rapporto Pil/debito dovrebbe scendere a 123,8%.
Nel Def è ben spiegata tutta l’attività relativa all’emergenza migranti e i costi connessi. Nel Draft budgetary plan l’Italia ha indicato una spesa relativa pari a ben 3,3 miliardi, cioè lo 0,2% del Pil, sia nel 2015 che nel 2016.
Sul versante del contenimento della spesa, il Governo ha adottato diverse misure il cui risultato è deludente perché, a fronte dei 30 miliardi l’anno di risparmio previsti dal piano Cozzarelli, fino ad oggi tali risparmi non hanno raggiunto complessivamente i 20 miliardi. Ciò perché vi sono stati interventi scarsamente efficaci soprattutto nelle pubbliche amministrazioni, ove imperversano oltre 8 mila partecipate che creano decine di miliardi di perdite e hanno nel loro organico un milione di persone, fra cui molti fannulloni, corrotti e corruttori.
Il Servizio sanitario nazionale ha avuto attribuito un ammontare di 111 miliardi per il 2016, ma esso è condizionato al raggiungimento dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) dai quali molte Asp e Ao sono ancora distanti.
Viene stimato da più parti un risparmio di 10/12 miliardi nel Ssn solché si centralizzassero tutti gli acquisti di beni e servizi dal Brennero a Pachino e si inserisse efficienza.
Tenere a freno la spesa pubblica è impresa ciclopica: ma è essenziale stringere il collare, per investire.