Il Rigassificatore non si farà

PALERMO – Durante la Conferenza dei Servizi sulla richiesta avanzata dalla Società Ionio Gas per il rilascio dell’autorizzazione per la costruzione e l’esercizio di un rigassificazione di gas naturale liquefatto (GNL) da realizzarsi nel Comune di Melilli, ha destato enorme scalpore la nota presentata da Rossana Interlandi, direttore generale del Dipartimento Territorio e Ambiente, e da Antonino Cuspilici, dell’Ufficio Speciale per le aree ad elevato rischio di crisi ambientale.
Detta nota del 26.11.09, protocollata con n. 87447 riporta le seguenti considerazioni:
1) Il sito scelto per la realizzazione dell’opera è ubicato su un tratto di costa che vede la presenza di centrali termoelettriche, di stabilimenti petrolchimici, di raffinerie e di un cementificio.
 
2) La presenza massiva dei suddetti impianti ha determinato la dichiarazione dell’area ad “elevato rischio di crisi ambientale”, così intesa, non soltanto per il rischio di carattere strettamente ambientale, collegato quindi alla presenza o produzione di inquinanti, ma anche ad un incremento di rischio dovuto alla presenza di impianti e depositi che trattano e detengono sostanze pericolose.
 
3) La presenza dei suddetti stabilimenti determina la movimentazione nel porto di Augusta, di oltre 50 milioni di tonnellate annue di merci, che riguardano principalmente prodotti petroliferi.
 
4) Le attività produttive del Polo petrolchimico ed i relativi stoccaggi di sostanze pericolose per caratteristiche di tossicità e/o infiammabilità risultano concentrati in una ristretta fascia di territorio dislocata lungo la costa. Tali insediamenti sono classificabili come industrie a rischio ai sensi del D P R 175/88, in quanto fonti di rischio di eventi incidentali signifìcativi in termini di estensioni areali e gravità delle conseguenze per la popolazione e le strutture esterne agli stabilimenti, quali rilasci tossici.
 
5) Il rigassificatore potrebbe apportare una decisa alterazione delle acque per via degli scarichi giornalieri di oltre 30.000 mc/h di acque marine raffreddate e di un’immissione di agenti antivegetativi e disincrostanti in un’area delimitata quale la rada di Augusta.
 
6) Una condizione di rischio per il territorio è legata oltre che agli impianti presenti e agli stoccaggi di sostanze infiammabili e/o tossiche, anche al trasporto di sostanze pericolose, in particolare di quello da o verso gli stabilimenti ubicati nell’area, soprattutto lungo la ex SS-114 che costeggia le zone industriali, la nuova SS-114, la rete ferrovia nella tratta Augusta – Targia, i pontili nel porto di Augusta e nella baia di Santa Panagia, e la rete di condotte che attraversano l’area e collegano fra loro alcuni stabilimenti.
Pertanto, continua la Interlandi, i problemi sono soprattutto la prossimità dell’impianto proposto ai centri abitati e ad altre industrie a rischio, oltre all’assenza di ricambio idrico nella rada con i conseguenti effetti dello scarico delle acque di processo nell’ambiente marino.
La zona in cui verrebbe ubicato l’impianto è esposta a rischi di vario tipo: industriale, sismico, bellico (essendo il porto di Augusta abilitato all’attracco di navi militari ed anche di sottomarini a propulsione nucleare), da traffico navale e dalla ferrovia all’interno delle aree destinate al deposito di gas.
La zona è infatti interessata dalla presenza di una linea ferrata che l’attraversa, passando a ridosso dei depositi di cui sopra, con pericolo di esplosione nel caso in cui ci fosse o un deragliamento, un incidente, come successo a Viareggio, o una fuga di gas. Sebbene l’impianto in se è sicuramente un impianto che, con le dovute cautele è relativamente sicuro, non è tale se immesso in una situazione di rischio preesistente e sottoposto ad effetto domino.
Dato il sito prescelto, anche un incidente non immediatamente catastrofico, avrebbe grandi probabilità di innescare un effetto “domino” che concretizzerebbe un rischio imprevedibile per gli insediamenti umani limitrofi. Inoltre dovrebbero essere adottate ad Augusta le norme dell’Imo (International maritime organization) che prescrivono (circolare dell’11 dicembre 2006) specifiche misure di regolamentazione del traffico relative alle gasiere. stabiliscono una “zona di sicurezza di 2 chilometri di raggio attorno all’impianto, nella quale sono permanentemente vietati il transito, l’ancoraggio, lo stazionamento di navi in attesa e qualsiasi altra attività”.
Se dette norme venissero adottate anche ad Augusta, l’incompatibilità del rigassificatore, non soltanto con i programmi di sviluppo dei traffici commerciali ma anche con l’operatività attuale del Porto, appare evidente.
Il sito prescelto ha un grado di pericolosità tale da rendere necessario un approfondimento e una riduzione del rischio prima della realizzazione di un analogo impianto quale è il rigassificatore. Per quanto sopra rappresentato, nell’ottica della prevenzione, della sicurezza e del contenimento e riduzione degli incidenti derivanti dai rischi prima evidenziati, si esprime parere negativo alla realizzazione dell’opera nell’area prevista dal progetto.
L’opera potrebbe risultare compatibile con il territorio interessato qualora si riuscisse ad abbassare il livello di rischio che lo caratterizza; alla domanda del perché al rigassificatore di Porto Empedocle è stato dato parere positivo, la Interlandi ha risposto che lo stesso si sarebbe potuto fare per Melilli se si fossero chiuse tutte le industrie ad alto rischio della zona interessata. A questo punto il Parere della Regione di fatto rende inefficace la VIA nazionale.
La nota della Interlandi, se da una parte ha rappresentato una doccia fredda per la Ionio Gas e per i sindaci che vedevano sfumare le compensazioni, dall’altra ha destato soddisfazione nei Comitati e nei cittadini contrari al rigassificatore.