Tutti i centri di accoglienza siciliani sono ultra saturati. Il trasferimento dei migranti in altri comuni e regioni d’Italia è lento. La Sicilia ha sopportato un onere di oltre il 40 per cento degli arrivi e bisogna essere grati ai sindaci, come quello di Pozzallo, Luigi Ammatuna, che stanno facendo di tutto per provvedere a questa invasione umanitaria.
Oltre al salvataggio di vite umane, azione meritoria, va sottolineato un forte impulso a tutte quelle attività economiche di sostegno al ricevimento delle decine di migliaia di persone.
Alberghi, pensioni e altre strutture ricettive hanno risolto il problema della destagionalizzazione, perché percepiscono, in media, 35 euro al giorno per alloggiato.
Il tetto della spesa, aggiornato al Def di settembre, prevede un costo per il 2016 di 4,3 miliardi. Ma è facile prevedere che esso raggiunga la soglia di cinque miliardi, di cui una parte non indifferente destinata ai soggetti ospitanti e alle cooperative che gestiscono i centri di accoglienza.
È improprio parlare di business per un’azione umanitaria, ma non si può sottacere questo aspetto, peraltro non divulgato dai media, perché non è politicamente corretto.
Il presidente del Consiglio fa benissimo a porre la questione in termini duri, facendo presente come il nostro Paese dia un contributo alla Ue di venti miliardi contro dodici che ne riceve. Cioè versa in più otto miliardi l’anno.
E fa altrettanto bene quando indica nei Paesi orientali, come Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia, i sordi all’azione umanitaria. A quelle quattro nazioni, va condizionato il versamento dei fondi all’accoglienza dei migranti, così verranno a più miti consigli.
La questione di equità deve essere sostenuta senza mezzi termini, perché se l’Italia viene sgravata dall’enorme peso relativo al salvataggio e all’accoglienza dei migranti, il suo deficit per il 2017 potrà scendere di ben oltre lo 0,1 per cento (1,6 miliardi), su cui fa resistenza la Commissione europea.
Serve una visione larga ed equa per affrontare questa emergenza, che non è certo al termine se non si arriva a un accordo con la Libia. Ma così com’è ora, non può continuare.