Frontex porti i migranti in Olanda - QdS

Frontex porti i migranti in Olanda

Carlo Alberto Tregua

Frontex porti i migranti in Olanda

sabato 29 Ottobre 2016

A settembre 166 mila nuovi “ospiti”

Siamo tutti d’accordo con il presidente del Consiglio che quando vi sono naufraghi bisogna intervenire prontamente e con ogni mezzo per salvare loro la vita. Quello che non funziona è l’ospitalità, la sussistenza, l’assistenza medica e quant’altro serva per consentire ai migranti di vivere, in attesa dei controlli.
Ed è proprio qui che casca l’asino: sul fatto che il governo non abbia impartito disposizioni severe affinché i Cie (Centri di identificazione ed espulsione) provvedano immediatamente a identificare gli ospiti e, soprattutto, a valutare se, in base alle leggi italiane, essi abbiano diritto d’asilo per cause gravi come guerre e pestilenze.
La povertà, la miseria, la mancanza di risorse, non sono cause che consentono l’asilo politico.
Secondo gli ultimi dati, fino a oggi, sono stati salvati e ospitati nel nostro Paese 166 mila migranti, con un incremento del 10 per cento rispetto all’anno precedente, quasi tutti prelevati a pochi chilometri dalla partenza dei barconi omicidi. Una pacchia per i carnefici e i trafficanti che stanno guadagnando tesori, fra 3 e 5 mila euro per ogni migrante.

Tutti i centri di accoglienza siciliani sono ultra saturati. Il trasferimento dei migranti in altri comuni e regioni d’Italia è lento. La Sicilia ha sopportato un onere di oltre il 40 per cento degli arrivi e bisogna essere grati ai sindaci, come quello di Pozzallo, Luigi Ammatuna, che stanno facendo di tutto per provvedere a questa invasione umanitaria.
Oltre al salvataggio di vite umane, azione meritoria, va sottolineato un forte impulso a tutte quelle attività economiche di sostegno al ricevimento delle decine di migliaia di persone.
Alberghi, pensioni e altre strutture ricettive hanno risolto il problema della destagionalizzazione, perché percepiscono, in media, 35 euro al giorno per alloggiato.
Il tetto della spesa, aggiornato al Def di settembre, prevede un costo per il 2016 di 4,3 miliardi. Ma è facile prevedere che esso raggiunga la soglia di cinque miliardi, di cui una parte non indifferente destinata ai soggetti ospitanti e alle cooperative che gestiscono i centri di accoglienza.
È improprio parlare di business per un’azione umanitaria, ma non si può sottacere questo aspetto, peraltro non divulgato dai media, perché non è politicamente corretto.
 

Ora, quando i migranti sono salvati da navi italiane, dalla Guardia costiera, dalla Marina militare, dalle associazioni di volontariato e da altri, è pacifico che debbano essere sbarcati nel suolo nazionale. Ma quando i salvataggi sono effettuati da Frontex, cioè la Marina europea, che utilizza navi e mezzi degli Stati membri, non si capisce perché debba portare le persone salvate nel territorio italiano, anziché in Olanda, in Francia, in Spagna o in altri porti.
Si obietterà che se quei Paesi non li vogliono, non possono essere costretti. Ma allora bisogna spiegare all’opinione pubblica che l’Europa è totalmente incapace di affrontare le questioni internazionali come un unico blocco: cioè l’Europa non esiste.
Il Consiglio europeo dei capi di Stato e di Governo deve risolvere questo problema: le persone salvate da Frontex non vengano in Italia; oppure è meglio sciogliere Frontex, che non può limitarsi al salvataggio, ma deve portare i migranti in tutti i Paesi che, volenti o nolenti, li devono accogliere.

Il presidente del Consiglio fa benissimo a porre la questione in termini duri, facendo presente come il nostro Paese dia un contributo alla Ue di venti miliardi contro dodici che ne riceve. Cioè versa in più otto miliardi l’anno.
E fa altrettanto bene quando indica nei Paesi orientali, come Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia, i sordi all’azione umanitaria. A quelle quattro nazioni, va condizionato il versamento dei fondi all’accoglienza dei migranti, così verranno a più miti consigli.
La questione di equità deve essere sostenuta senza mezzi termini, perché se l’Italia viene sgravata dall’enorme peso relativo al salvataggio e all’accoglienza dei migranti, il suo deficit per il 2017 potrà scendere di ben oltre lo 0,1 per cento (1,6 miliardi), su cui fa resistenza la Commissione europea.
Serve una visione larga ed equa per affrontare questa emergenza, che non è certo al termine se non si arriva a un accordo con la Libia. Ma così com’è ora, non può continuare.

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