Ripresa economica, resta divario. Nord e Sud malgrado la crescita

ROMA – La ripresa dell’Italia, seppure lentamente a causa di carenze strutturali, continua ad andare avanti segnando soprattutto in alcune regioni, buoni margini di miglioramento per il futuro. Uno studio a tal proposito è stato portato avanti dall’Obi, l’Osservatorio banche e imprese, analizzando i dati di possibile crescita in tutto il Paese e realizzando delle previsioni per un periodo di tempo che va dal 2018 al 2025. Secondo le indagini dell’Obi, le stime di crescita per l’anno in corso si alzano, passando da +1% a +1,5%. Nonostante ciò le prospettive per il medio e lungo periodo rimangono invariate con in media un +1,4% di crescita l’anno da qui fino al 2025.
Un’analisi interessante è quella fatta per il Mezzogiorno: per l’Obi il divario economico esistente tra Nord e Sud non si estinguerà con gli anni, ma continuerà ad allargarsi anche se più lentamente rispetto al passato. Al Sud è prevista una crescita del valore aggiunto positiva ma modesta (+1,2% di media l’anno) inferiore di due decimi di punto rispetto alla media nazionale. Nelle altre zone infatti la crescita dovrebbe variare dall’ 1,3% (Nord Ovest) al 1,5% (Centro); il centro Italia dovrebbe essere la zona più dinamica. Le regioni interessate da un maggior movimento economico sono infatti secondo le previsioni Obi il Lazio, le Marche e L’Emilia-Romagna (crescita media dell’1,5% l’anno).
In questo quadro di “crescita moderata” si inserisce anche la Sicilia che nonostante la persistenza di alcune grandi aree di regresso, vede anche alcune città come Ragusa, Palermo e Catania tra quelle per cui è stimata una crescita di tutto rispetto (tra il 2,5% e il 4,1% l’anno) per quanto riguarda il Sud. All’opposto, Bagheria, Trapani, Vittoria potrebbero registrare una decrescita del Pil.
Anche sul piano dell’occupazione ci sono buone prospettive: previsto una crescita di oltre il 2,5% l’anno a Catania e Palermo. In via generale, a fronte di un aumento annuo dell’occupazione dell’1,3%, i posti di lavoro delle regioni meridionali dovrebbero aumentare solo dell’1,1%, nonostante i generosi sgravi contributivi concessi negli ultimi anni. A costituire il traino per l’economia meridionale (per la prima volta dopo anni) sarà l’industria, con un aumento del 2,2% di media l’anno e un picco nella filiera alimentare.
Altro settore importante per lo sviluppo generale in tutto il Paese, dal quale provengono significativi segnali di ripresa è quello denominato Tac 4.0, di cui fanno parte il settore del turismo, la filiera agro-alimentare e la cultura, riferendosi però a quella che viene definita la quarta rivoluzione industriale, fondamentale per la valorizzazione in termini innovativi dei comparti manifatturieri tradizionali del Made in Italy e per lo sviluppo delle attività legate al turismo, all’agricoltura e all’agroindustria.
Interessante infine la chiave di lettura data da Antonio Corvino, direttore generale Obi che parla della questione relativa al sottosviluppo del Sud: “Il Mezzogiorno d’Italia ha agganciato la ripresa economica che sta caratterizzando l’intera Italia. La gran parte delle province delle regioni del Sud evidenziano infatti tassi di crescita annui superiori a quelli che le hanno caratterizzate durante tutto il periodo pre-crisi (2000-2007)”. Corvini tiene però a precisare che si tratta di dati da prendere con il dovuto senso critico: “Il dato va di fatti inquadrato all’interno di un contesto consolidato di ritardi storici difficilmente recuperabili in assenza di una forte accelerazione dei processi e delle dinamiche esistenti”. Continua infine dicendo: “Le leve di accelerazione devono essere ricercate su più sponde, non essendo sufficiente la sola incentivazione (sul piano degli investimenti e del costo del lavoro) del tessuto produttivo esistente. Fondamentali risulteranno, peraccelerare la rincorsa del Mezzogiorno e ridurre il divario, le condizioni di competitività esterne alle imprese, a cominciare dalla logistica per continuare col la fiscalità di vantaggio, la burocrazia e i servizi”.