Ripresa economica, resta divario. Nord e Sud malgrado la crescita - QdS

Ripresa economica, resta divario. Nord e Sud malgrado la crescita

Lorena Peci

Ripresa economica, resta divario. Nord e Sud malgrado la crescita

mercoledì 25 Ottobre 2017

Gli ultimi dati elaborati dall’Obi mostrano delle previsioni positive, ma limitate da carenze strutturali. Dal 2018 al 2025 stimato un incremento del valore aggiunto dell’1,4% annuo

ROMA – La ripresa dell’Italia, seppure lentamente a causa di carenze strutturali, continua ad andare avanti segnando soprattutto in alcune regioni, buoni margini di miglioramento per il futuro. Uno studio a tal proposito è stato portato avanti dall’Obi, l’Osservatorio banche e imprese, analizzando i dati di possibile crescita in tutto il Paese e realizzando delle previsioni per un periodo di tempo che va dal 2018 al 2025. Secondo le indagini dell’Obi, le stime di crescita per l’anno in corso si alzano, passando da +1% a +1,5%. Nonostante ciò le prospettive per il medio e lungo periodo rimangono invariate con in media un +1,4% di crescita l’anno da qui fino al 2025.
Un’analisi interessante è quella fatta per il Mezzogiorno: per l’Obi il divario economico esistente tra Nord e Sud non si estinguerà con gli anni, ma continuerà ad allargarsi anche se più lentamente rispetto al passato. Al Sud è prevista una crescita del valore aggiunto positiva ma modesta (+1,2% di media l’anno) inferiore di due decimi di punto rispetto alla media nazionale. Nelle altre zone infatti la crescita dovrebbe variare dall’ 1,3% (Nord Ovest) al 1,5% (Centro); il centro Italia dovrebbe essere la zona più dinamica. Le regioni interessate da un maggior movimento economico sono infatti secondo le previsioni Obi il Lazio, le Marche e L’Emilia-Romagna (crescita media dell’1,5% l’anno).
In questo quadro di “crescita moderata” si inserisce anche la Sicilia che nonostante la persistenza di alcune grandi aree di regresso, vede anche alcune città come Ragusa, Palermo e Catania tra quelle per cui è stimata una crescita di tutto rispetto (tra il 2,5% e il 4,1% l’anno) per quanto riguarda il Sud. All’opposto, Bagheria, Trapani, Vittoria potrebbero registrare una decrescita del Pil.
Anche sul piano dell’occupazione ci sono buone prospettive: previsto una crescita di oltre il 2,5% l’anno a Catania e Palermo. In via generale, a fronte di un aumento annuo dell’occupazione dell’1,3%, i posti di lavoro delle regioni meridionali dovrebbero aumentare solo dell’1,1%, nonostante i generosi sgravi contributivi concessi negli ultimi anni. A costituire il traino per l’economia meridionale (per la prima volta dopo anni) sarà l’industria, con un aumento del 2,2% di media l’anno e un picco nella filiera alimentare.
Altro settore importante per lo sviluppo generale in tutto il Paese, dal quale provengono significativi segnali di ripresa è quello denominato Tac 4.0, di cui fanno parte il settore del turismo, la filiera agro-alimentare e la cultura, riferendosi però a quella che viene definita la quarta rivoluzione industriale, fondamentale per la valorizzazione in termini innovativi dei comparti manifatturieri tradizionali del Made in Italy e per lo sviluppo delle attività legate al turismo, all’agricoltura e all’agroindustria.
Interessante infine la chiave di lettura data da Antonio Corvino, direttore generale Obi che parla della questione relativa al sottosviluppo del Sud: “Il Mezzogiorno d’Italia ha agganciato la ripresa economica che sta caratterizzando l’intera Italia. La gran parte delle province delle regioni del Sud evidenziano infatti tassi di crescita annui superiori a quelli che le hanno caratterizzate durante tutto il periodo pre-crisi (2000-2007)”. Corvini tiene però a precisare che si tratta di dati da prendere con il dovuto senso critico: “Il dato va di fatti inquadrato all’interno di un contesto consolidato di ritardi storici difficilmente recuperabili in assenza di una forte accelerazione dei processi e delle dinamiche esistenti”. Continua infine dicendo: “Le leve di accelerazione devono essere ricercate su più sponde, non essendo sufficiente la sola incentivazione (sul piano degli investimenti e del costo del lavoro) del tessuto produttivo esistente. Fondamentali risulteranno, peraccelerare la rincorsa del Mezzogiorno e ridurre il divario, le condizioni di competitività esterne alle imprese, a cominciare dalla logistica per continuare col la fiscalità di vantaggio, la burocrazia e i servizi”.

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