Il capitale umano è il fattore più importante dello sviluppo. Sol che acquisisca tutte le cognizioni necessarie a realizzare progetti competitivi e appetibili da parte del mercato.
I progetti devono essere di alto profilo, non venire incontro alle singole e private esigenze, ma esplicare i propri effetti verso l’interesse della collettività, che deve essere messa sempre al primo posto nella scala dei valori dalle parti politiche, che hanno il dovere di governare. Al dovere si associa il potere, e cioè la capacità di decidere e di fare.
Il capitale umano deve essere formato. Purtroppo la scuola ormai ha al suo interno insegnanti che non insegnano nulla, ma che dovrebbero andare a scuola per primi. Eppure, al suo interno, vi sono docenti brillanti, preparati e volenterosi che però sono depressi perché qualunque cosa facciano, alla fine del mese ricevono lo stesso compenso di fannulloni e scansafatiche. Sono in pace con la loro coscienza, ma questo non è sufficiente.
Le Università hanno il compito di dare al capitale umano un livello di formazione che lo renda competitivo, non tanto nel merito quanto nel metodo.
Il ceto politico ha l’obbligo e il dovere innanzitutto di adeguarsi al miglior livello di conoscenza e di sapienza e poi ha il dovere, lo ripetiamo, di progettare la crescita della Regione e dei suoi Enti locali in base ai migliori elementi che vanno selezionati senza alcun timore. I più bravi debbono andare avanti, infingardi e fannulloni vanno ricacciati da dove provengono.
Intendiamoci, tutti i siciliani devono avere la stessa opportunità, cioè lo stesso punto di partenza, ma solo chi ha più voglia e più risorse ha il diritto di andare avanti.
La natura insegna. Tutti gli esseri viventi, vegetali e animali, nascono. Ma molti muoiono prestissimo, altri crescono e altri ancora vivono a lungo. La natura non inganna. Quello che vale per gli esseri viventi non umani vale anche per gli uomini. Non bisogna mai dimenticarlo.
Se le istituzioni regionale e locali non capissero la fondamentale importanza del capitale umano siciliano, offrendo tutte le opportunità necessarie perché esso venga impiegato qui, continuerebbero sulla scia di un ceto politico che in sessant’anni ha inchiodato la Sicilia all’arretratezza rispetto alle regioni del Nord e quelle europee. E questo sarebbe un altro peccato non perdonabile.