Ambiente

Siccità, sempre meno acqua negli invasi siciliani: il calo del 35% rispetto all’anno scorso

Continua imperterrita la siccità in Sicilia. Pochissime piogge non hanno permesso l’accumulo di acqua negli invasi siciliani, e la situazione in vista dell’estate è drammatica. Di mese in mese, continuano a crescere i milioni di metri cubi di acqua “persi” rispetto allo scorso anno.

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Allo scorso 1 aprile, secondo i dati resi noti in questi giorni dall’Autorità di bacino del distretto idrografico della Regione Siciliana, sono stati soltanto 312 i milioni di metri cubi di acqua raccolti. Circa 13 milioni di metri cubi in più del mese di marzo scorso e circa 170 milioni di metri cubi in meno rispetto ad aprile 2023, quando ne erano stati accumulati 484. Gli apporti di acqua nei singoli invasi siciliani sono irrisori, così come le perdite.

In particolare, crescono Ancipa sul fiume Troina, Garcia sul Belice sinistro, Poma sul fiume Jato. In perdita, invece, Lentini fuori alveo, mentre tutto il resto rimane sostanzialmente inalterato rispetto al mese precedente.

Acqua negli invasi siciliani: un problema per tutta la comunità

Un risultato che va a rafforzare quello che è ormai un andamento costante e sembra, irreversibile, con gravissime conseguenze per quello che sarà poi il periodo estivo, in cui l’intera regione potrebbe vivere una grave siccità. Considerando il fatto che molti degli invasi siciliani sono ad uso promiscuo, non solo irriguo, ma anche potabile, industriale ed elettrico, il problema non si ripercuote solo sull’agricoltura, ma sulla comunità intera.

In particolare, sono destinate a più di un uso (quindi anche potabile, ndr) le risorse contenute nelle dighe Ancipa, Castello, Fanaco, Garcia, Leone, Piana degli Albanesi, Poma, Prizzi, Ragoleto, Rosamarina e Scanzano. Per tale ragione, buona parte della loro capacità non potrà essere utilizzata nelle campagne. I dati di aprile non sono una sorpresa: quelli relativi all’andamento dei singoli invasi siciliani nell’anno idrogeologico, che va da ottobre a settembre, mostra come quasi tutte le dighe sono al loro minimo storico, molto al di sotto del volume autorizzato.

Lo stato di calamità

Proprio all’inizio del mese di febbraio, il governo guidato da Renato Schifani ha dichiarato lo stato di calamità naturale da siccità severa nell’intero territorio regionale su proposta dell’assessorato all’Agricoltura. La Sicilia è l’unica regione d’Italia e tra le poche d’Europa in zona rossa per carenza di risorse idriche. Stessa situazione si ritrova in Marocco ed Algeria.

Senza dimenticare che le infrastrutture del sistema idrico sono assolutamente inadeguate: secondo il rapporto Eurispes 2023 sullo stato delle acque in Italia, la dispersione idrica regionale raggiunge il 52,5%. I dati peggiori riguardano Ragusa, in cui la dispersione arriva al 63%, seguita da Siracusa, al 60%. Le due città più grandi dell’Isola, Palermo e Catania, registrano un dato del 48,8% e del 55,4%. Una condizione generale che sta danneggiando agricoltori e allevatori, già gravati dalle conseguenze dei fenomeni atmosferici anomali che hanno colpito l’Isola per tutto il 2023.