PANTELLERIA (TP) – La carenza di affetto e la mancanza di punti di riferimento sono due fattori che incidono sul percorso di vita di un ragazzo.
Il Comune di Pantelleria si sta battendo per sensibilizzare la campagna di affido familiare in tutto il territorio. Con il titolo ‘Affido familiare – aaa: adulti accoglienti cercansi’ l’amministrazione guidata da Vincenzo Campo sta cercando non solo di intensificare i numeri delle famiglie che vogliono aderire ma anche di spiegare l’importanza e le modalità dell’affido dei minori. Un’opzione fondamentale per tanti giovani isolani con situazioni di disagio che in questo modo non saranno allontanati dall’isola, ma potranno continuare a Pantelleria il loro percorso, seguiti e protetti. “In questo momento ci sono alcuni casi urgenti di minori che necessitano una collocazione temporanea in famiglia e l’appello ancor più forte è alla comunità pantesca, per non lasciare soli questi ragazzi”, scrive il Comune in un comunicato stampa. È previsto anche un contributo mensile per le famiglie che aderiranno al servizio.
“A quanti vogliono dare una mano, per non lasciare che siano dei minori a pagare le situazioni di fragilità di alcune famiglie, è rivolto l’appello dei Servizi Sociali del Comune di Pantelleria e dell’Assessora alle Politiche Sociali, Francesca Marrucci – concludono nella nota i vertici comunali. Il senso di comunità si vede anche da quanti non vengono lasciati indietro”. Per saperne di più, abbiamo contattato l’assessora Marrucci.
Sulle somme date alle famiglie, cosa ci dice? Qual è la loro provenienza?
“Vengono concessi circa 400 euro al mese a chi decide di ricevere in affido un bambino. Sono fondi che vengono erogati direttamente dal Comune, messi a disposizione proprio per questi casi”.
Quali sono i dati numerici del territorio pantesco? Quanti bambini hanno bisogno di un aiuto concreto?
“Si è verificata una buona risposta da parte delle famiglie isolane, nel 2021 abbiamo dato in affido cinque ragazzi. Adesso, febbraio 2022, possiamo dire che i cinque casi dello scorso anno si sono ripresentati. L’affido dura per un determinato periodo di tempo, dopodiché si tenta il riavvicinamento con il nucleo familiare originario, che spesso non va come deve andare. Quindi, già a inizio anno avere gli stessi casi del 2021 non ci fa ben pensare, ma speriamo che questo dato si fermi a cinque”.
Qual è l’organizzazione pratica? Perché ve ne occupate voi?
“Queste iniziative sono di nostra competenza perché fungiamo da centro di affido distrettuale (siamo comune capofila) ed abbiamo tutte le figure che in genere servono per valutare l’affido di un ragazzo e se allontanarlo dalla famiglia. Il centro di affido non ha una sede, ma di fatto è operativo all’interno del settore Servizi Sociali del Comune e opera sul territorio tutti i giorni. Ci sono molti casi difficili ed eccezionali, spesso si riesce ad ovviare affidando il minore a parenti vicini, ma il più delle volte è necessario allontanare i ragazzi dal nucleo familiare, anche se solo per un periodo”.