Siccità e crisi idrica sono i protagonisti di questa estate 2024. Un problema che la Sicilia ha sempre vissuto, ma che si è evidentemente aggravato nel tempo con ripercussioni gravi sul piano delle coltivazioni, degli allevamenti, sull’economia e sul turismo.
Ad Agrigento, Capitale della Cultura 2025, quotidianamente si vedono persone in fila nelle fontane pubbliche con i bidoni da riempire. In città l’erogazione avviene a turni che spesso saltano e in alcuni casi l’acqua arriva ogni 15/20 giorni e dunque si è costretti a ricorrere alle autobotti.
Tavoli tecnici sulla questione sono ormai all’ordine del giorno, con in prima linea non soltanto i vertici degli Enti preposti a gestire il servizio, e quindi Aica, ma anche Comune, Genio civile e la Prefettura.
“La Prefettura non si occupa di distribuire le risorse idriche – ha spiegato il prefetto Filippo Romano – semplicemente perché non detiene dei poteri specifici in materia. In altri casi è successo che i prefetti siano stati nominati commissari per l’emergenza, ma non adesso, che ad avere il potere decisionale è il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani. C’è una cabina di regia a Palermo e vi sono delle cabine di regia provinciali che decidono la distribuzione delle risorse. Noi come Prefettura abbiamo il compito di vigilare e ci occupiamo naturalmente di scongiurare rischi per l’ordine pubblico”.
Diversi invasi isolani sono vuoti, altri semivuoti, vi sono laghi e fiumi prosciugati. In generale, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso vi è un calo del 50% dell’acqua nelle dighe. Senza dimenticare le condotte malmesse che perdono quasi la metà del liquido immesso in rete. Nel frattempo si cercano nuove fonti di approvvigionamento e proprio in ragione delle sollecitazioni e degli interventi del prefetto Romano, in queste ultime settimane è stata implementata l’attività di captazione svolta su pozzi o sorgenti già rientranti nel patrimonio del gestore Aica. “L’acqua non c’è più nei laghi – spiega il rappresentante territoriale del Governo – ma l’abbiamo sottoterra. Il Genio civile ci dice però di non esagerare ma di andare con cautela nel cercare le sorgenti e, dove le trovassimo, tenere d’occhio il limite di solfati, spesso superiore a quello imposto dalla legge. In ogni caso, abbiamo studiato con le autorità sanitarie la possibilità della diluizione. L’acqua non utilizzabile per uso umano, sarà usata per usi irrigui”.
Intanto il prefetto agrigentino, per garantire la fornitura di acqua alla popolazione e alle attività essenziali, ha con propria ordinanza requisito le reti in uso alla Voltano Spa fino alla cessazione dello stato di emergenza idrica, affidandole ad Aica nella qualità di gestore del servizio idrico integrato, che dovrà utilizzarle per assicurare la distribuzione dell’acqua secondo le priorità stabilite dalle autorità locali.
Dalla Regione, intanto, si pensa anche di mettere in funzione il dissalatore di Porto Empedocle, un impianto chiuso dodici anni fa per via dei costi di gestione elevati, che aspira l’acqua salata del mare, la filtra e ne ricava acqua dolce che viene immessa nella rete idrica.
Nel frattempo, a Licata è arrivata la nave cisterna Ticino della Marina militare con 1.200 metri cubi di acqua che verrà immessa nella rete idrica in circa 25-30 ore per rifornire il territorio, permettendo di liberare risorse che verranno dirottate verso i centri della zona colpiti dall’emergenza siccità.
“Il dissalatore – ha spiegato il prefetto – è la soluzione per risolvere l’emergenza, la nave è una soluzione tampone. Va però sistemata la rete idrica. Non possiamo omettere le cose e nascondere la polvere sotto il tappeto, dobbiamo spiegarle bene. Quello che dà la misura della crisi è il delta tra la situazione di prima e quella di ora, no il delta tra la situazione di Milano e quella nostra, il delta è tra 7 giorni e 10 giorni, non tra h24 e 12 giorni”.
Dunque, si sta cercando in tutti i modi di gestire al meglio la situazione di crisi. Il sentimento prevalente tra alcuni cittadini è la rassegnazione, ai disagi e alla mancanza d’acqua sono “abituati”, ma i cittadini hanno bisogno di risposte, vogliono l’acqua che scorre nei loro rubinetti come in altri luoghi d’Italia e anche per questo sono già scesi in piazza, stanno mettendo in campo nuove azioni per rivendicare un bene prezioso per la vita quotidiana.