Agrigento

Agrigento, viaggio a Cremona e ritorno per la Madonna dell’Itria

AGRIGENTO – L’affresco della Madonna dell’Itria del Museo diocesano agrigentino è entrato nel circuito delle mostre e attualmente si trova in viaggio verso Cremona, dove sarà esposto in occasione della mostra Sofonisba Anguissola e la Madonna dell’Itria, al Museo civico Ala Ponzone, dal 9 aprile al 10 luglio 2022. L’evento proseguirà poi in Sicilia, presso la sede del Museo diocesano di Catania, dal 20 luglio al 4 dicembre.

“L’affresco agrigentino – hanno scritto gli organizzatori dell’evento in una nota – all’interno di questa rassegna artistica, è stato richiesto in prestito poiché rappresenta uno dei più antichi esempi dell’iconografia della Madonna dell’Itria in Sicilia e si pone dunque a ideale prologo del percorso espositivo della mostra cremonese. Accompagnerà l’opera e sarà presente alle operazioni di disimballaggio e allestimento la direttrice del Museo diocesano Domenica Brancato”.

L’affresco risale alla seconda metà del XIV secolo. La mostra prende spunto dal restauro di un’opera della pittrice cremonese Sofonisba Anguissola raffigurante la Madonna dell’Itria di Paternò. Il 26 maggio 1573 Sofonisba sposava il nobile siciliano Fabrizio Moncada. Dopo un soggiorno di anni trascorso a Madrid, alla corte della regina Isabella come dama di compagnia e tutrice dell’infante, la pittrice cremonese veniva accolta nella piccola corte di Paternò dove si accingeva a iniziare una nuova vita. Nel piccolo paese alle falde dell’Etna rimase fino al 1579 quando, venuto a mancare il marito nel corso di un attacco di pirati nel mare di Capri, decise di fare ritorno a Cremona. In realtà non raggiunse mai la sua città, travolta dall’amore folle per il capitano della nave che la conduceva a Genova dove si fermò prima di tornare ancora una volta in Sicilia, questa volta a Palermo, dove morirà quasi centenaria.

Nel monumentale dipinto Sofonisba riassume e aggiorna le trasformazioni iconografiche della Madonna Odigitria, un modello ereditato dal mondo bizantino. L’iconografia che all’inizio raffigura la Madonna a mezzo busto con in braccio il Bambino Gesù seduto in atto benedicente e che la Vergine indica con la mano destra (da qui l’epiteto) diventa, a partire dal Settecento, la figurazione nella quale la Vergine siede sopra una cassa lignea portata a spalla da due monaci basiliani (i “calogeri”). L’allusione è alle leggende relative al trafugamento e alla messa in sicurezza, dentro una cassa, della miracolosa icona che si voleva dipinta dallo stesso san Luca e che a lungo era stata considerata dagli abitanti di Costantinopoli una protettrice, prima della definitiva catastrofe del 1453. Per sottrarla alla furia distruttiva degli Ottomani i monaci l’avrebbero affidata ai flutti e questa sarebbe approdata sui lidi occidentali. Il culto riservato alla Madonna, divenuta nel frattempo semplicemente “d’Itria”, ebbe grandissima popolarità, e nel Settecento chiese a lei dedicate sorsero in tutta la Sicilia, mentre la Madonna fu proclamata patrona dell’isola.

Ora il viaggio lontano da Agrigento e la ribalta nazionale, per valorizzare una delle opere d’arte più interessanti presenti sul nostro territorio.