PALERMO – Le associazioni siciliane si mobilitano affinché il governo regionale attui al più presto una politica d’inclusione che non abbandoni le fasce deboli della società.
Lo stop forzato per contenere l’epidemia ha messo in luce una serie di problematiche, da risolvere per il futuro e soprattutto creato nuove povertà. Per questo motivo è nata “l’Alleanza contro la povertà”, costituita da una ventina di associazioni, da Anci e dai sindacati Cgil, Cisl e Uil.
Il cartello ha inviato un documento, firmato dalla portavoce Rosanna Laplaca, al presidente della Regione Nello Musumeci, con il quale individua ed elenca dieci “nodi cruciali” per una politica “che non lasci indietro nessuno e che preveda un piano organico di contrasto, con la istituzione inoltre di una cabina di regia contro il disagio sociale, prevista peraltro dal decreto del presidente del Consiglio dell’11 gennaio del 2018. L’Alleanza ha tenuto a sottolineare che più del 34% dei minori siciliani vive in condizioni di povertà. Più di un ragazzo su cinque tra i sei e i 17 anni a casa non ha computer e neppure un tablet.
“E in questi mesi di emergenza coronavirus – spiega il documento – con le scuole chiuse, questo è stato causa di disagi ed emarginazione. È quindi necessario – puntualizzano le associazioni – fornire dispositivi e connessioni per consentire, a chi non può, di accedere alla didattica online esercitando il proprio diritto costituzionale all’istruzione”.
Ma questo è solo uno degli esempi perché l’Alleanza parla inoltre di interventi straordinari e provvedimenti mirati per il dopo Covid, “all’insegna di un sistema di welfare ridefinito e snello. Perché l’attuale è sfilacciato e affaticato e incapace di rispondere alle nuove, inedite sfide”.
Tra le proposte avanzate, la costituzione di Centri operativi comunali (Coc) che dovrebbero gestire l’emergenza sociale garantendo i livelli essenziali delle prestazioni come stabilito dall’articolo 22 della legge 328/2000. È richiesta anche la rimodulazione delle risorse non spese del fondo nazionale per le politiche sociali 2013-2015, ma “sulla base di criteri condivisi”. Ancora, è suggerita l’elaborazione di piani regionali per i cosiddetti servizi alternativi a disabili, minori e anziani, come previsto dalla circolare n.1 del 27 marzo scorso. Al Governo l’Alleanza chiede pure che, in tema di politiche sociali, “si torni a una politica di area vasta ripensando l’attuale configurazione dei distretti socio-sanitari, poco adeguati alle esigenze dei cittadini più fragili”.
Poi, viene chiesto che il cosiddetto terzo settore non sia trattato come il fattorino della solidarietà.
“Il mondo delle associazioni e del volontariato semmai – rimarca il cartello – è un contenitore privilegiato di competenze ed esperienze con il quale il governo deve confrontarsi. Tanto più ora, nella fase della post-emergenza che vedrà molte attività chiudere; in tanti perdere il lavoro. Molte più famiglie scivolare in situazioni borderline”.