Economia

Allentare la morsa del Fisco e riformarlo: la sfida di Draghi

ROMA – Come è noto, l’attività di riscossione e di accertamento dell’Agenzia delle Entrate ha subìto, nel corso dello scorso anno, un notevolissimo rallentamento. È stata prorogata, infatti, l’attività di riscossione fino al 28 febbraio 2021, mentre l’attività di notifica di tutti gli atti impositivi dell’Agenzia delle Entrate è stata scissa in due: da un lato obbligo di emanazione entro il 31 dicembre 2020 degli atti in scadenza a quella data ma con notifica, valida ai fini della decadenza, entro il 31 dicembre 2021.

Tale scissione, e la proroga della riscossione, evidentemente, sono state previste al fine di tenere conto delle difficoltà connesse all’emergenza Covid-19, evitando, cioè, di concentrare la notifica degli atti impositivi durante il periodo di crisi, e dando maggiore respiro ai contribuenti “con iscrizione a ruolo” che, sempre a causa della crisi economica, non avevano, e quasi certamente non hanno ancora, la possibilità di saldare quanto dovuto al fisco.
È questa l’estrema sintesi di un anno di Dpcm e decreti legge emanati dal Governo Conte.

Nel frattempo, tuttavia, la pandemia non è passata. Ed evidentemente non è passata nemmeno la crisi economica.
Si sono registrati pure notevoli ritardi nella corresponsione, agli aventi diritto, dei numerosi “ristori” previsti, con grosso disappunto di tutti gli interessati.
Ora, però, il Governo è cambiato.
Chissà se cambierà pure il modus operandi per la gestione della crisi economica legata alla pandemia, visto che le cure finora messe in atto per guarire gli ammalati di Covid ed i vaccini messi in campo non pare siano sufficienti per una soluzione rapida dei problemi (sanitario ed economico).
In verità, le proposte sono numerose. Dal punto di vista sanitario si chiede principalmente di affrettare l’attività di vaccinazione di tutti i cittadini. Ma, contemporaneamente, si chiede al nuovo Governo di allentare la morsa del fisco, fino a quando sarà necessario.

Si chiede, però, anche di riformare tutto il sistema fiscale del nostro Paese, un obiettivo, per la verità, molto ambizioso e perseguito da moltissimi anni, purtroppo senza alcun risultato concreto. Non dimentichiamo che l’ultima vera riforma fiscale è stata quella del 1973, ossia la famosa “riforma Visentini”.

Evidentemente, c’è chi preferisce la “flat tax”, c’è chi preferisce le aliquote progressive. A Draghi trovare una soluzione condivisa che, da un lato, semplifichi la tassazione delle piccole imprese e, dall’altro, non sacrifichi il principio costituzionale delle progressività delle aliquote sul reddito, magari seguendo un criterio che, come in Danimarca, vede a fianco della riduzione dell’aliquota marginale massima, l’elevazione della soglia di esenzione.

Si chiede pure di mettere ordine, più in generale, nella burocrazia la quale non solo rallenta e rende difficili ed indigesti tutti gli ingranaggi fiscali ed i numerosi adempimenti attualmente previsti dalla legge, ma crea anche tantissima confusione, una confusione che, oltre ad allontanare gli investitori esteri, ad avviso di chi scrive, diventa proprio il terreno di coltura dell’evasione e di tante altre irregolarità, anche più gravi della prima.

A questo scopo, tra le tante richieste/proposte rivolte al Presidente Draghi, c’è anche l’istituzione di una apposita commissione che dovrebbe tagliare una buona parte delle numerosissime e forse nemmeno esattamente quantificabili, norme fiscali attualmente vigenti.

Si ricorda che da una indagine condotta dai Dottori Commercialisti, dal 2008 al 2017, tra leggi Finanziarie (o di stabilità o di bilancio), manovre correttive e decreti “milleproroghe”, hanno raggiunto il pesantissimo “volume” di quasi 10 mila commi da leggere, interpretare ed applicare. Il tutto, senza parlare dei numerosissimi decreti attuativi che, solo per la legge di bilancio 2018, sono stati ben 189.
Nello stesso periodo le circolari dell’Agenzia sono state ben 490, le risoluzioni 1.768 ed i Provvedimenti del Direttore della stessa Agenzia delle Entrate ben 2.023. Il tutto corrispondente a quasi 50.000 pagine.

Ma oltre alla chiarezza ed alla semplificazione, l’altro obiettivo uquale quasi tutti i governanti di turno puntano è quello della riduzione del carico fiscale che, effettivamente, anche in periodo diverso da quello terribile di oggi, è diventato veramente insostenibile per ogni cittadino.
Senza contare, poi, l’esigenza di dare lavoro (piuttosto che ristori momentanei), anche puntando ad un vero aiuto alle imprese (fiscale, contributivo ed amministrativo), dando loro la possibilità di espandersi, incrementare il fatturato ed aumentare il numero dei dipendenti.
Un’operazione che “si paga da se”, se è vero, come è vero, che aumentando il lavoro aumentano i consumi, facendo lievitare principalmente le imposte indirette.

Intanto si moltiplicano le richieste di ulteriori proroghe per la riscossione dei tributi.
È probabile che possa essere varata una disposizione (un nuovo “saldo e stralcio”) che azzera le “vecchie” cartelle d’importo fino a 1.000 Euro. Sono tante, spesso pesano tantissimo sulle famiglie in difficoltà e, comunque, la loro riscossione rappresenta un’attività poco remunerativa per l’Amministrazione Finanziaria.
È probabile pure che ci sia un’altra proroga per l’attività di riscossione dei tributi, verosimilmente fino ad aprile.
Meno probabile, invece, una sanatoria (condono) generalizzata, la quale, tuttavia, potrebbe prendere forma solo se si metterà mano alla riforma fiscale da tutti tanto auspicata.